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Trump annuncia il pugno duro: «Con i soldati ripulirò Los Angeles». Pronti anche i marines

Redazione
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Trump annuncia il pugno duro: «Con i soldati ripulirò Los Angeles». Pronti anche i marines
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LOS ANGELES — Il clima in California si è infiammato e non solo in senso metaforico. Dopo giorni di proteste contro i raid anti-immigrazione, Donald Trump ha deciso di alzare il tiro: «Con i soldati ripulirò Los Angeles», ha dichiarato il presidente, ordinando il dispiegamento di cinquecento marines pronti ad affiancare i 2.000 uomini della Guardia Nazionale già operativi in città. Un’escalation che sta facendo tremare il Paese e riaccende il dibattito politico in un’America già divisa.

La situazione sul campo è drammatica. La Guardia Nazionale ha risposto alle manifestazioni sparando gas lacrimogeni e proiettili di gomma, mirando — come riportato da una giornalista dell'ANSA — agli occhi e alle gambe dei manifestanti nel centro di Los Angeles. Le immagini delle strade avvolte nel fumo, delle cariche della polizia e delle auto incendiate stanno facendo il giro del mondo, riportando alla mente le proteste del 2020 dopo l’uccisione di George Floyd.

Marines in stato di allerta

Secondo quanto riferisce ABC News, citando fonti del Comando Settentrionale degli Stati Uniti, i marines sono in stato di "pronto intervento", pronti a scendere in strada per «ristabilire la legge e l’ordine», come sottolineato dallo stesso Trump. Il presidente non esclude l'uso dell'Insurrection Act, una legge risalente al XVIII secolo che permette al governo federale di intervenire militarmente all'interno degli stati.

«Los Angeles è stata invasa da immigrati clandestini e criminali», ha denunciato Trump su Truth Social. «Non lasceremo che bande violente mettano in pericolo i nostri agenti federali. Ho dato ordine di liberare la città e porre fine alle rivolte».

Le proteste sono esplose venerdì scorso dopo l’arresto di 44 migranti. Da allora il clima si è surriscaldato, con manifestazioni che hanno coinvolto migliaia di persone in diverse zone della città. Le forze dell'ordine sono intervenute duramente, alimentando ulteriormente il malcontento.

Scontro politico acceso

Il governatore democratico della California, Gavin Newsom, ha reagito con parole durissime: «Incitare la violenza, militarizzare le città, arrestare gli oppositori. Questi sono atti da dittatore, non da presidente», ha scritto su X (ex Twitter). Non è stato il solo. La sindaca di Los Angeles, Karen Bass, ha parlato di un’«escalation caotica», mentre il senatore Bernie Sanders ha denunciato un «pericoloso scivolamento verso l’autoritarismo».

Newsom ha anche criticato aspramente i rastrellamenti federali: «Non servono a garantire la sicurezza, ma sono uno spettacolo di forza volto a raggiungere obiettivi arbitrari. Trump sta distruggendo la fiducia, dividendo le famiglie e danneggiando l’economia americana», ha dichiarato.

L’ombra dell’Insurrection Act

L'idea di invocare l’Insurrection Act non è nuova per Trump. Già nel 2020, durante le proteste seguite alla morte di Floyd, il presidente minacciò di utilizzarlo, ma fu fermato dall'allora segretario alla Difesa, Mark Esper. Questa volta, però, le pressioni sembrano più forti e i margini di mediazione più stretti.

Nonostante le accuse e le critiche, Trump rimane fermo sulle sue posizioni. Ha annunciato che è pronto a «mandare soldati ovunque» e ha avvertito che i funzionari locali che si opporranno alle deportazioni saranno perseguiti legalmente: «I funzionari che ostacolano la legge e l’ordine finiranno davanti a un giudice», ha minacciato.

Il rischio contagio

L’onda lunga della protesta potrebbe presto toccare anche altre metropoli americane come New York e Chicago, dove i raid dell'immigrazione continuano a provocare tensioni. Le prossime ore saranno decisive per capire se Los Angeles rappresenta un caso isolato o l’inizio di una nuova stagione di scontri negli Stati Uniti.

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Scritto da Redazione

Giornalista di InfoOggi

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