

Ucraina, spiragli di pace ma nessuna tregua immediata: Putin temporeggia, Trump media, Zelensky apre al dialogo
Vladimir Putin si dice pronto a discutere un cessate il fuoco in Ucraina, ma esclude tempi brevi e una tregua di 30 giorni. A fare da mediatore è Donald Trump, che annuncia «negoziati immediati» tra Mosca e Kiev, pur senza fornire dettagli concreti. Il leader russo, intanto, ribadisce che servono «compromessi reciproci» e che «le cause profonde del conflitto vanno eliminate».
Dopo oltre due ore di colloquio telefonico tra il presidente USA e lo "zar" russo, l’ex inquilino della Casa Bianca parla di «toni eccellenti» e di «spirito costruttivo». Ma dallo stesso Putin non arriva alcun riferimento diretto alla richiesta occidentale di una tregua immediata. Non solo: il Cremlino ha escluso l’ipotesi di un incontro tra i due leader nel breve periodo, gelando le aspettative di un faccia a faccia che avrebbe potuto segnare una svolta nei negoziati.
Zelensky: “Pronti a studiare il memorandum russo, ma non ci ritireremo”
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, informato da Trump sui contenuti della telefonata, ha aperto alla possibilità di esaminare il memorandum proposto da Mosca. Tuttavia, ha posto un limite chiaro: Kiev non si ritirerà dalle aree attualmente sotto il suo controllo, ossia Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia. Una posizione che aveva già fatto naufragare i colloqui di Istanbul.
Vaticano e Roma possibili sedi dei negoziati
Trump ha accolto con favore la disponibilità del Vaticano a ospitare le trattative di pace. Anche la premier italiana Giorgia Meloni ha ribadito la volontà dell’Italia di fare da ponte tra le parti, sostenendo «l’avvio immediato dei negoziati per un cessate il fuoco» e appoggiando l’ipotesi di Roma come sede diplomatica.
Meloni ha infatti aggiornato la Casa Bianca e i leader europei sull’impegno italiano, mentre a Palazzo Chigi si guarda al vertice “Ukraine Recovery Conference” del 10-11 luglio come possibile punto di svolta se dovesse maturare un’intesa su un cessate il fuoco stabile. Prima, il 20 giugno, la Capitale ospiterà anche il summit Piano Mattei-Global Gateway, ulteriore occasione per rinsaldare le relazioni euroatlantiche.
USA in cerca di compromessi, UE divisa
La posizione di Washington appare più flessibile rispetto a quella assunta nei mesi precedenti, e alcuni analisti leggono le parole di Trump come un tentativo di uscire da una guerra percepita come sempre più impopolare. Il vicepresidente americano JD Vance ha dichiarato che «Putin non sa come uscire dal conflitto» e che questo potrebbe giocare a favore dell’Occidente.
Nel frattempo, crescono le tensioni all’interno dell’Unione Europea. Berlino spinge per nuove sanzioni contro Mosca, mentre la Francia appare più defilata. Meloni, da parte sua, continua a coltivare un rapporto privilegiato con Trump, ma rischia un disallineamento tattico rispetto agli altri partner UE.
Conclusione: pace ancora lontana, ma si muove qualcosa
Seppur vaga e priva di scadenze, l’apertura di Mosca a un “trattato futuro” rappresenta, secondo molti osservatori, un primo spiraglio dopo mesi di stallo. Ma resta l’incognita più grande: Putin parla di compromessi, ma continua a mantenere una posizione intransigente. Zelensky, dal canto suo, non sembra disposto a cedere territorio.
Per ora, quindi, le diplomazie lavorano sottotraccia, Roma prova a ritagliarsi un ruolo chiave e Trump canta vittoria. Ma il bagno di sangue in Ucraina continua, e la pace – quella vera – sembra ancora lontana.
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