Una corrida "pacifista" dove toro e uomo "giocano" alla pari
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Una corrida "pacifista" dove toro e uomo "giocano" alla pari

giovedì 9 gennaio, 2014

SAN JOSE', COSTARICA, 9 GENNAIO 2014 -  Un suono secco, come il rumore del pallone che si infrange sulla traversa, dopo un calcio di rigore sbagliato. Ecco che mi arriva la pronta risposta alla domanda che mi stava affiorando nella mente: a cosa può rassomigliare il rumore delle corna di un toro, che sfoghi un proprio stato di frustrazione contro una staccionata di legno?

La staccionata è quella dell’arena di Filadelfia, nord della Costarica, le corna sono quelle di una star locale, il toro El Atardacer. Al di là della staccionata, a pochi centimetri dalle corna suddette, mi ci sono ritrovato in una sera di gennaio avvolta nel tepore costaricense del dopo-tramonto.

Se ne avesse avuta l’ispirazione, anche il sottoscritto, che in genere non ha velleità da toreador, avrebbe potuto trovarsi al di là della staccionata, per un incontro ancor più ravicinato con il cornbuto quadrupede. Le corride in Costarica sono infatti spettacoli "open" e fanno parte del programma delle fiestas civicas locali.[MORE]

Una sorta di feste patronali con giostrine, zucchero filato, mango dolce o salato e tiro al barattolo. Una festa dell’ Unità del giurassico italiano, per intenderci. Le corride sono il clou di queste fiestas dal sapore un po’ naif. Sono corride particolari, dove ai due protagonisti principali , il toro e il toreador, si accompagna la coralità degli spettatori, che possono assumere un ruolo attivo nello spettacolo.

Queste corride non hanno l’alone di tragedia e crudeltà che aleggia nelle “vere” corride, quelle classiche ispaniche delle Plazas de Toros , né la coralità drammatica dell' Encerro di Pamplona. 

In Costarica il toro, pur rimanendo indiscusso protagonista, esce generalmente vivo e tutto sommato anche sufficientemente rilassato. Generalmente, tale fausto destino è condiviso anche dal torero e aspiranti tali di turno. Questi, al massimo possono andarsene azzoppati.

Bardati a dovere con lustrini o in semplice shirt, a capo nudo o con casco protettivo, i toreadores durano sulla scena pochi secondi .Cow boys o butteri più che cinici matadores. La loro finalità non è infatti quella di fare la pelle al cornuto quadrupede. Più semplicemente, la loro “mission” è quella di addomesticare il toro per il maggior tempo possibile. In genere, da uno a una decina di secondi è il tempo che si può spuntare a cavallo di un toro, equiparandolo per breve tempo ad un destriero. Una sorta di rodeo. Il tempo sufficiente per piombare nell’arena cavalcando la star a quattro zampe e due corna di turno ed essere da essa disarcionati.

Il torello alla fine è destinato a rubare la scena del toreador. Rimasto da solo al centro dell’arena, il quadrupede inizia generalmente a guardarsi intorno con aria tra il perplesso e il guardingo.

La sua attenzione non tarda ad essere richiamata da qualche aspirante toreador, che inizia a sbeffeggiarlo finchè il toro non perde la pazienza e inizia a trotterellare con aria vagamente infuriata nei confronti del temerario. Quest’ultimo è tale fino a un certo punto. Essendo infatti più o meno dotato di istinto di conservazione, il giovincello di turno non appena vede che i suoi sberleffi hanno sortito l’effetto sperato ( o temuto?) se la dà a gambe levate, catapultandosi verso l’alto della staccionata di delimitazione dell’arena. O addirittura sgusciando sotto la staccionata a mo’ di anguilla sfuggita alla padella.

Prima dell’irruzione nell’arena, lo speaker elogia le doti del toro che sta per scendere in campo usando aggettivi maestoso, imponente, aggressivo. E’ il caso di El Atardacer, letteralmente “Il tramonto”. Il nome dà di per sé un’idea di declino alla Gloria Swenson. In effetti, El Atardacer mostra qualche guizzo degno dei migliori tempi, ma l’aggettivazione utilizzata per celebrarlo rimane una pia aspirazione. Il combattivo bovino dimostra sovente di essere allettato più dal ritorno nella quiete del proprio giaciglio che dalla soddisfazione di un’incornata a un umano.

Certo, qualcuno dei torelli a volte perde la pazienza, estenuato dall’eterno gioco delle parti a cui si sta sottoponendo maagri da anni. In questo caso, nel fuggi-fuggi generale i rischi aumentano. Ma magari il rischio più grosso rimane più quello di essere travolto da un simile che quello di un’incornata taurina.

Raffaele Basile


Autore
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