Alzheimer: 600mila i malati in Italia. Un nuovo caso ogni tre secondi
Salute Lazio

Alzheimer: 600mila i malati in Italia. Un nuovo caso ogni tre secondi

giovedì 25 febbraio, 2016

ROMA, 25 FEBBRAIO 2016 - Lo rileva la ricerca Censis – Aima (Associazione italiana malattia di Alzheimer), con il contributo di Lilly, presentata a Roma alla Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”. I costi diretti dell’assistenza ammontano a oltre 11 miliardi di euro, di cui il 73% a carico delle famiglie. [MORE]

Sono 600.000 i malati di Alzheimer in Italia. È quanto emerge dalla terza ricerca realizzata dal Censis con l'Aima (Associazione italiana malattia di Alzheimer), con il contributo di Lilly, che ha analizzato l'evoluzione negli ultimi sedici anni della condizione dei malati e delle loro famiglie.
Il 18% dei malati vive da solo con la badante e i costi diretti per l'assistenza superano gli 11 miliardi di euro, di cui il 73% è a carico delle famiglie. I malati di Alzheimer nel nostro paese, a causa dell'invecchiamento della popolazione, sono destinati ad aumentare (l'Italia è il Paese più longevo d'Europa, con 13,4 milioni gli ultrasessantenni, pari al 22% della popolazione). L'Adi (Alzheimer's Disease International) ha stimato a livello mondiale per il 2015 oltre 9,9 milioni di nuovi casi di demenza all'anno, cioè un nuovo caso ogni 3,2 secondi.

L’età media dei malati con Alzheimer si è alzata. È di 78,8 anni nel 2015, (nel 2006 era di 77,8 e nel 1999 di 73,6). Il 72 per cento dei malati sono pensionati, (con un aumento di 22 punti rispetto al 2006). La patologia è più diffusa tra le donne con il 65,9 per cento, mente il 34,1 per cento uomini.
Una speranza per i malati arriva dalla ricerca del Policlinico Gemelli: la stimolazione elettrica sulla testa, studiata per ora su topolini, potenzia la memoria e in futuro potrebbe essere efficace in anziani con deficit cognitivi.

«Oggi l'obiettivo di una cura efficace per i malati di Alzheimer sembra essere più vicino, – ha detto Eric Baclet, Presidente e Ad di Lilly Italia – ma è importante che, oltre al frenetico lavoro degli scienziati, anche i sistemi sanitari e la società in generale riflettano su quale sia un possibile modello di gestione della patologia e delle sue ricadute socio-sanitarie». «Siamo certi che, di fronte ai dati epidemiologici e all'impatto socio-economico di questa patologia – ha poi concluso –, solo attuando uno sforzo sinergico tra tutti gli attori potremo trovare una strategia di azioni sostenibili, volte a migliorare la qualità di vita dei pazienti e dei loro caregiver: dalla prevenzione alla diagnosi certa, dai trattamenti farmacologi al percorso assistenziale adeguato ai bisogni».
 

(fonte immagine mysterynews.org) 

Giuseppe Sanzi

 


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