Calabria disastrosa nella copertura sanitaria
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Calabria disastrosa nella copertura sanitaria

mercoledì 30 novembre, 2011

COSENZA, 30 NOVEMBRE 2011. Da uno studio condotto dal centro studi Sintesi di Mestre sul federalismo regionale, presentato da Cna dell'Emilia-Romagna, è emerso che la Calabria copre solo il 9% della spesa sanitaria con entrate proprie. Sono quattro, invece, le regioni italiane che riescono a garantire un grado di copertura con risorse pari al 50% ed oltre, per quanto riguarda la spesa sanitaria: Lombardia, Lazio, Veneto e Emilia-Romagna.[MORE]

Nel 2010 il grado di copertura garantito dalla Lombardia grazie a mezzi propri (ossia gettito Irap, addizionale Irpef, ricavi propri e straordinari delle Asl) è risultato pari al 64% su una spesa effettiva, al netto della mobilità sanitaria interregionale, di 17.515 milioni di euro, 1.798 pro capite. Segue il Lazio, con un grado di copertura pari al 54% (11.272 milioni di euro di spesa, 2.003 pro capite), poi il Veneto con il 52% (8.935 milioni di euro, 1.892 pro capite) e l’Emilia-Romagna con il 50% (8.228 milioni di euro, 1.897 pro capite). Appena sotto il 50%, con il 43% ciascuna Toscana, Piemonte e la Provincia autonoma di Bolzano. In fondo alla graduatoria troviamo la Calabria con un grado di copertura con risorse proprie pari al 9% su una spesa sanitaria di 3.668 milioni di euro, 1.826 pro capite, davanti a Basilicata con l'11% (1.094 milioni di euro, 1.853 pro capite) e Molise (628 milioni di euro, 1.956 pro capite). Il dato totale della spesa sanitaria delle regioni ammonta a 112.292 milioni di euro, con una media pro capite pari a 1.870 euro e una capacità di copertura media pari al 40%.

In termini di tasse versate e servizi ricevuti a livello locale: se per un cittadino lombardo il saldo è attivo per 7.198 euro (con le tasse pagate i servizi ricevuti sono coperti e si ha persino un disavanzo), per un cittadino della Calabria il saldo è passivo di ben 2.797 euro. Ancora una volta appare netta la divisione tra un Nord che paga e un Sud che succhia risorse statali; fa eccezione solo la Val d’Aosta, mostrando livelli di passività prossimi a quelli della Calabria. Va, però, sottolineato che le risorse locali (Irap, addizionale Irpef, ricavi propri e straordinari delle Asl) non bastano da sole a coprire l’intera spesa regionale in nessuna parte d’Italia. Nonostante gli otto decreti attuativi relativi alla legge delega n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale siano stati tutti approvati, il cammino verso l’autonomia fiscale invocata a gran voce, soprattutto dal Nord, presenta tuttora enormi difficoltà, che ostacolano la crescita di un federalismo capace in ogni caso di mantenere una coerenza tra diritti e doveri nel Paese, al di là delle differenze sociali ed economiche.

Ciò è quanto sostenuto dai redattori del “Rapporto sulla distribuzione territoriale dei trasferimenti statali”, elaborato dal Centro studi sintesi di Mestre presentato ieri a Bologna. “La riforma federale è un cantiere ancora aperto -scrivono -anche perché sullo sfondo emergono i tagli a Regioni ed Enti locali operati dalle manovre finanziarie degli ultimi anni a valere dal 2011 e per gli anni successivi”. Un taglio che appare drammatico in quanto, nel biennio 2011/2012, costerà 9,5 miliardi alle Regioni ordinarie, 1,5 miliardi a quelle a statuto speciale, 800 milioni alle Province e 4 miliardi ai Comuni con più di 5 mila abitanti.

Caterina Stabile


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