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Caso Scopelliti: salgono a 20 gli indagati, tra loro nomi storici della mafia

Redazione
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Caso Scopelliti: salgono a 20 gli indagati, tra loro nomi storici della mafia
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Omicidio Scopelliti, salgono a 20 gli indagati: coinvolti nuovi boss calabresi e siciliani


Per la DDA di Reggio Calabria, i killer ricevevano informazioni da Salvo Lima. Spunta di nuovo il nome di Matteo Messina Denaro.


REGGIO CALABRIA – A più di trent’anni dall’omicidio del giudice Antonino Scopelliti, assassinato il 9 agosto 1991 a Piale di Villa San Giovanni mentre si recava in vacanza, l’inchiesta si allarga. Il numero degli indagati sale a venti, con l’inserimento di nuovi nomi eccellenti della criminalità organizzata calabrese e siciliana.


Le novità dell’inchiesta: nuovi indagati e vecchi volti


Oltre ai 17 nomi già iscritti nel registro degli indagati nel 2019 – quando, grazie alle rivelazioni del collaboratore di giustizia Maurizio Avola, fu ritrovata l’arma del delitto – la DDA di Reggio Calabria ha inserito altri pesi massimi della ‘ndrangheta tra cui Pasquale Condello, Giuseppe De Stefano, Giuseppe Morabito, Luigi Mancuso, Giuseppe Zito e il boss delle cosche “milanesi” Franco Coco Trovato.


Gli accertamenti recenti, tra cui perquisizioni eseguite a Messina, hanno riportato alla luce anche il nome del boss catanese Nitto Santapaola, già assolto in passato per questo delitto. Il suo coinvolgimento, almeno sul piano giudiziario, non è quindi più perseguibile.


Il ruolo di Matteo Messina Denaro e i legami con la politica


Tra gli indagati figurano anche nomi ormai storici della mafia deceduti negli ultimi anni, come Matteo Messina Denaro, Giovanni Tegano e Francesco Romeo. E proprio su Messina Denaro si concentra una parte cruciale della ricostruzione dei fatti: secondo la Procura, sarebbe stato lui a organizzare l’omicidio su ordine diretto di Totò Riina.


Secondo le testimonianze di Avola, una riunione a Trapani nella primavera del 1991 avrebbe sancito la decisione di eliminare il giudice Scopelliti, incaricato di sostenere l'accusa per conto della Procura generale presso la Corte di Cassazione nel maxi processo contro Cosa Nostra.


Clamoroso il dettaglio che emerge dall’indagine: le informazioni sui movimenti del magistrato sarebbero arrivate da Salvo Lima, allora eurodeputato della Democrazia Cristiana, ucciso nel 1992 in un agguato a Palermo. Il politico avrebbe quindi fornito un supporto cruciale al gruppo di fuoco, secondo quanto riportato nel decreto firmato dal procuratore Giuseppe Lombardo e dal sostituto procuratore della DDA Sara Parezzan.


Un misterioso informatore locale e la logistica dell’omicidio


La Procura aggiunge un ulteriore tassello alla complessa rete criminale: un informatore locale, mai identificato, avrebbe monitorato gli spostamenti del giudice e avvisato il commando poco prima dell’agguato. Un ruolo chiave, tuttora avvolto nel mistero, che conferma la presenza di un’ampia rete di complicità sul territorio calabrese.


Una ferita ancora aperta nella lotta alla mafia


L’omicidio di Antonino Scopelliti resta uno degli episodi più gravi nella storia della lotta alla mafia. Il magistrato, figura di grande rilievo nella magistratura italiana, fu assassinato con un colpo di fucile mentre viaggiava da solo, senza scorta. Una scelta voluta, dicono i familiari, per non mettere a rischio altre vite. Oggi, dopo decenni di silenzi e mezze verità, l’indagine sembra aprire nuovi scenari.

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Scritto da Redazione

Giornalista di InfoOggi

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