Così è (se gli pare). Il ruolo delle donne è decisivo per il Paese
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Così è (se gli pare). Il ruolo delle donne è decisivo per il Paese

giovedì 3 gennaio, 2013

LUCCA, 3 GENNAIO 2013 – Pochi giorni fa, un neonato è stato partorito e abbandonato nei servizi di un fast food di Roma. Gli inquirenti hanno indirizzato le indagini negli ambienti della prostituzione. Il femminicidio è una realtà ormai certa anche in Italia. È un reato, una piaga sociale e un problema culturale. L’India e il resto del mondo sono sconvolti per la morte della ventitreenne studentessa stuprata su un autobus di Nuova Delhi. Ha fatto nuovamente parlare di sé Don Corsi, parroco di Lerici (SP) per gli attacchi contro le donne, perché colpevoli di provocare il femminicidio. Il sesso femminile, secondo il parroco, dovrebbe farsi un esame di coscienza perché gli abusi sulle donne sono una conseguenza della rilassatezza dei costumi e degli atteggiamenti delle donne. Il 30 dicembre 2012 si è spenta la scienziata Rita Levi Montalcini, il simbolo e il punto di riferimento dell’avanzamento sociale e civile delle donne. Ecco cosa pensa Alessandro Bertolucci.[MORE]

Oggi il tasso di occupazione femminile è solo del 47,2% rispetto alla media europea del 58,6%, secondo quanto emerso da Istat. Il ruolo delle donne è decisivo per lo sviluppo e la crescita del Paese. È davvero così?

L’Italia è una Repubblica relativamente giovane e sconta con la fragilità della sua struttura politica e sociale questa giovinezza. Le donne hanno lottato ed ottenuto molto in questi anni, sia dal punto di vista politico che sociale, ma siamo ancora lontani da quella maturità della nostra società a cui tutti noi dovremmo aspirare. Non possiamo stupirci del sempre più fondamentale ruolo della donna, dobbiamo meravigliarci che ancora il fatto non sia assodato. Il concetto stesso di “quote rosa”, per fare un esempio, è al contempo qualcosa di necessario e svilente. Svilente perché trasmette, almeno a me, lo stesso messaggio di “razza in via di estinzione” o “razza protetta” quando si parla di animali; così come è indecente ridurre le razze animali all’estinzione in quanto padrone come noi del pianeta in cui viviamo, è ancor più inaccettabile una società civile in cui ci sia bisogno di mettere per iscritto che esiste “l’altra metà del cielo”. Significa che c’è ancora chi lo nega e da qui la ragione per cui è necessario avere le quote rosa, sperando che un giorno si possa dimenticarcene. È ovvio che il ruolo delle donne è decisivo per lo sviluppo del Paese: sono cittadine italiane! E sono milioni.

Partorito e abbandonato, un neonato è stato trovato nei giorni scorsi nei servizi di un McDonald’s di Roma. Le indagini della polizia si indirizzano negli ambienti della prostituzione. La madre potrebbe essere infatti una prostituta dell’est europeo. Questo è l’ultimo caso di abbandono di un bambino appena nato.

Per quanto esistano leggi e strutture a sostegno delle madri e dei neonati, mi viene da pensare che l’ignoranza spesso non permette alle persone di utilizzare gli strumenti che lo Stato offre. Molte donne italiane e non ignorano che è possibile dare alla luce un figlio in ospedale, in tutta sicurezza, e poi non riconoscerlo lasciandolo alle cure prima di medici e infermieri, poi di una famiglia adottiva. Non c’è bisogno di gettarlo nel wc o in un cassonetto. Capisco che la realtà spesso è molto più complessa di quanto sembri, ma ospedali e servizi sociali, ancora per il momento (vedremo poi in futuro), possono offrire un valido aiuto.

Il tema della violenza subita dalle donne è tornato prepotentemente ad imporsi. La ventitreenne studentessa indiana è morta per le conseguenze dello stupro di gruppo subito su un autobus di Nuova Delhi. India e non solo sotto choc. “Salvate la donna, non la tigre”, ecco cosa urlano alcune donne indiane che stavano manifestando. Il femminicidio è una realtà certa anche in Italia ormai da diverso tempo; è un fatto sociale. Rapida azione della giustizia?

La risposta dello Stato nei confronti di tutti i crimini dovrebbe essere sempre tempestiva. Ma spesso non lo è, trasmettendo una pericolosa sensazione di impunità. La violenza sulle donne non è solo un reato ma ancor più una piaga sociale nella misura in cui buona parte delle violenze e degli femminicidi vengono perpetrati fra le mura domestiche e da parenti o conoscenti. La famiglia e la società cambiano rapidamente, ma non sempre la testa delle persone riesce a tenere il passo dei cambiamenti. Chi vive questi cambiamenti come una minaccia alla propria identità, alla propria autorità, alla posizione in famiglia e nella comunità può sviluppare una visione distorta della situazione e conseguentemente adottare comportamenti sbagliati. Il problema è dunque anche o soprattutto culturale. La risposta dello Stato deve essere adeguata su tutti i livelli. Anche chi ha un ruolo pubblico deve essere portatore dei valori aggiornati e positivi della famiglia e della società.

Don P. Corsi, parroco di una frazione di Lerici (SP), fa ancora parlare di sé. Questa volta per attacchi contro le donne, perché sono colpevoli di provocare il femminicidio. Il volantino è stato esposto nella bacheca della chiesa. Omicidi, stupri e violenze sessuali? Colpa delle vittime. Secondo il parroco, il sesso femminile dovrebbe fare un esame di coscienza. Gli abusi sulle donne sono quindi una sorta di conseguenza della rilassatezza di costumi e atteggiamenti da parte delle donne?

Ecco un chiaro esempio di chi dovrebbe farsi portatore dei valori di cui sopra e che invece col proprio comportamento nuoce a tutti. Fortunatamente si tratta di casi isolati, almeno così voglio sperare. Le affermazioni del parroco sono di una gravità inaudita e per questo auspico una chiara presa di posizione della Chiesa contro questi deliri. La pericolosità delle parole di Don Corsi sta nel concorso di colpa che il parroco pretende di assegnare alle donne cancellando in un colpo solo anni e anni di lotta per la libertà di espressione. Libertà che è sempre minacciata, in alcune aree del mondo non ancora ottenuta e che a Lerici il parroco ha tentato di additare come causa, spero non giustificazione, di violenze ed abusi.

Il 30 dicembre si è spenta Rita Levi Montalcini, neurologa, senatrice a vita e Premio Nobel per la medicina nel 1986. È venuta a mancare una «luminosa figura della storia della scienza». È stata «il simbolo e punto di riferimento dell’avanzamento sociale e civile delle donne», così ha detto il presidente della Repubblica Napolitano. Esempio di emancipazione femminile.

Il Presidente Napolitano non ha usato parole a caso ma ha chiarito ulteriormente il valore dell’eredità di Rita Levi Montalcini. Porsi sempre nuovi obiettivi, inseguire un sogno, proteggerlo e nutrirlo con un costante impegno civile e politico deve essere il proposito di ogni cittadino uomo o donna che sia. Questa donna ha sottolineato con ogni suo giorno di vita la ricchezza del nostro Paese: l’intelletto, la sete di conoscenza che da secoli ci contraddistingue, il genio e l’arte che vanno nutriti, come anche l’impegno politico e la responsabilità nei confronti della società. Il “Transatlantico” ha bisogno di figure luminose, soprattutto in un periodo in cui molti iceberg si nascondono nell’ombra.

Giulia Farneti

 


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