Così è (se gli pare). Ostracismo per le coppie omosessuali in Italia
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Così è (se gli pare). Ostracismo per le coppie omosessuali in Italia

giovedì 7 febbraio, 2013

MILANO, 7 FEBBRAIO 2013. La Francia ha approvato il primo articolo della legge sul matrimonio egualitario. 249 voti favorevoli e 97 contrari, dopo la discussione di centinaia di emendamenti. La notizia arriva anche in Italia e il cardinale Angelo Bagnasco reagisce affermando che “siamo vicini al baratro”. Il tema dei matrimoni tra omosessuali è tornato nuovamente a occupare i media e non solo. Sono 11 i Paesi in cui i matrimoni gay sono legali e 78 quelli in cui l’omosessualità è considerata un vero e proprio reato. In campagna elettorale, l’agenda dei politici sembra fagocitata da provvedimenti e proposte economiche; i diritti civili sono marginali. Razzismo omofobico e discriminazioni sui posti di lavoro sono all’ordine del giorno. Ecco cosa pensa ne pensa Alessandro Bertolucci.[MORE]

Con 249 voti favorevoli e 97 contrari, L’Assemblea Nazionale francese ha approvato nei giorni scorsi il primo articolo della legge sulle nozze gay. Questa votazione è avvenuta alla fine di un lungo dibattito. “Il matrimonio è contratto da due persone di sesso differente o del medesimo sesso”. La legge sul matrimonio omosessuale è stata una delle principali promesse della campagna elettorale del presidente Hollande. Come ti poni dinnanzi a questa “decisione francese”?

La Francia ha dimostrato una maturità civile che altrove ancora manca. La decisione è saggia e lungimirante perché ristabilisce l’uguaglianza dei cittadini sul piano del diritto. È interessante invece porre l’accento sulle manifestazioni di piazza contro le nozze gay, a favore della famiglia in chiave “classica”. Queste forme di protesta hanno avuto un seguito incredibile, con migliaia e migliaia di partecipanti, ma non sono bastate a fermare il processo legislativo. Questo, a mio avviso, la dice lunga sul ruolo che un parlamento e un governo devono giocare in un Paese. Non si possono prendere sempre decisioni “di pancia”, quelle spettano al popolo, mentre chi tiene il timone di una nazione deve vedere lontano.

Una notizia quella che arriva dalla Francia che ha provocato la reazione del cardinale Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei. “L’Italia non deve prendere esempio da queste situazioni che hanno esiti estremamente pericolosi. Non seguiamo le orme. … Siamo vicini al baratro. … L’Europa ha dimenticato le proprie radici cristiane, le radici della propria cultura e della propria civiltà”, cos’ ha dichiarato Angelo Bagnasco.

Sappiamo che Chiesa ha le sue posizioni, e che queste posizioni vanno rispettate, tant’è che non mi pare che due uomini o due donne possano essere uniti nel vincolo del matrimonio in chiesa. Quello che per me è vergognoso, è che due cittadini, uniti dal vincolo dell’amore, non possano suggellare civilmente la loro unione, in Italia; ci si rifiuta di vedere aldilà del nostro naso, oltre il quale ci sono persone che chiedono semplicemente di vedere riconosciuti i propri diritti di cittadini, di elettori e di contribuenti.

“Non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza bensì il mero pregiudizio che sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia omosessuale”, così la Corte di cassazione ha giustificato nel gennaio scorso il rifiuto del ricorso che era stato presentato da un padre per l’affidamento esclusivo alla madre del figlio, donna omosessuale. La tematica dei matrimoni gay è tornata prepotentemente a impegnare i mezzi di comunicazione e non solo. Perché?

La sentenza della Corte di Cassazione risuona e rimbomba nel silenzio della politica italiana. La tematica dei matrimoni gay impegna i media e gli italiani, e la politica italiana cosa fa? Quello che fa sempre, niente. O quasi. Troppo insidioso trattare un argomento come questo in campagna elettorale, si rischia di dire qualcosa di non fumoso, qualcosa che possa toccare veramente i sentimenti della gente. Meglio trattare di numeri incomprensibili, di spread, di percentuali e di p.i.l. . Divagando leggermente sul tema, in questa campagna elettorale il matrimonio gay è bandito dai comizi e dalle dichiarazioni politiche proprio come i progetti sulle politiche occupazionali.

Sono 11 i Paesi in cui i matrimoni gay sono legali, 78 quelli in cui l’omosessualità è considerata un reato. In campagna elettorale in Italia, il tema si riaccende. Il Movimento Cinque Stelle ha dichiarato di essere a “favore della libertà di sposarsi tutti”. Il segretario del Pd Bersani ha detto: “Se tocca a me, proporrò la legge tedesca sulle unioni civili delle coppie omosessuali”. Monti si è trovato in imbarazzo dinnanzi a questo argomento e ha risposto: “Il mio pensiero è che la famiglia debba essere costituita da un uomo e da una donna”. Stessa posizione assunta dal Pdl. Ingroia di Rivoluzione Civile ha parlato di “cultura delle differenze”, ma non di matrimonio. Solo Vendola di Sel si è sempre battuto per il matrimonio civile con diritto all’omogenitorialità. I diritti civili sono rimasti a margine del dibattito elettorale, perché secondo te?

I nostri politici, tolto Vendola, si esprimono su questa tematica solo quando presi per i capelli, quando, chiusi in un angolo, devono per forza dire qualcosa o di destra o di sinistra, ma perlopiù di centro. È sempre il solito discorso, in Italia ancora si fatica ad avere uno schieramento riformista e uno conservatore, siamo ancora per buona parte democristiani, o quanto meno lo è una buona fetta dei nostri politici. La ricerca affannosa dei voti dei cattolici condiziona pesantemente il dibattito elettorale, che non vede così affiorare quegli argomenti di discussione che possono essere indicativi di una chiara presa di posizione. Come al solito non è la politica che da una linea guida alla società civile, ma i nostri politici che come i giunchi si piegano come spira il vento.

Gli omosessuali vengono sempre più discriminati sul posto di lavoro e non solo. Il 4,8 % ha dichiarato di essere stato licenziato per la propria identità sessuale. Quanto tempo dovrà ancora passare per porre fine al razzismo omofobico e alle discriminazioni sui posti di lavoro?

È difficile dire quanto ancora perdurerà questa situazione. L’Italia negli ultimi venti anni ha perso buona parte della sua fama di Paese tollerante, sia nei confronti degli stranieri che nei confronti delle minoranze di ogni genere. Non riusciamo neanche a più a fare tesoro del nostro passato: gli antichi Romani, per un certo periodo, quando conquistavano un territorio ne assorbivano la cultura, permeavano e si lasciavano permeare dalle culture vicine, il punto fondamentale era pagare i tributi spesso pesantissimi. Adesso che di tributi se ne pagano ancora una enormità, e di anni ne sono passati migliaia, c’è chi in patria non vede riconosciuti i diritti costituzionali.

Giulia Farneti e Alessandro Bertolucci
 


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