Così è (se gli pare). Salviamo l'altra metà del cielo
Cosi e' (se gli pare) Lazio

Così è (se gli pare). Salviamo l'altra metà del cielo

giovedì 30 maggio, 2013

ROMA, 30 MAGGIO 2013 - Il femminicidio si riferisce alle violenze che vengono perpetrate dagli uomini ai danni delle donne in quanto tali, ossia in quanto appartenenti al genere femminile. Con 545 voti a favore su 545, il ddl che contrasta ogni forma di violenza sulle donne è stato approvato alla Camera; passa ora al Senato per l'approvazione. L'Italia è la quinta nazione a ratificarlo. «La concomitanza fra i funerali di Fabiana Luzzi e il voto di questo Parlamento è altamente simbolica - ha detto la vice ministro degli Esteri, Marta Dassù -. Era l'occasione più drammatica che potessimo immaginare per approvare questa importante norma». Nei giorni scorsi nel cosentino, a Corigliano Calabro, si sono svolti i funerali di Fabiana, la sedicenne barbaramente accoltellata e bruciata viva dal fidanzatino diciassettenne. Commozione e rabbia durante il rito funebre, la bara bianca ricoperta di rose, le colombe bianche e i palloncini liberati in cielo hanno dato l’ultimo abbraccio a Fabiana. Altra vittima di violenza è stata Rosaria Aprea, la miss ventenne presa a calci dal convivente che ha subito l'asportazione della milza e il ricovero in ospedale per due settimane. Nonostante questi episodi siano ormai all’ordine del giorno, l’approvazione della ratifica è stata purtroppo rovinata dall'assenteismo di moltissimi parlamentari e da sterili polemiche tra M5s e l'ex ministro Carfagna. Il tema del contrasto al femminicidio non meritava un’aula semideserta.[MORE]

«É motivo di grande soddisfazione il voto con il quale la Camera dei deputati ha approvato la ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne». Ad annunciare l’esito positivo della votazione è la presidente della Camera Laura Boldrini. Da qualche giorno si stava discutendo sul ddl riguardante la prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne. Purtroppo c’è stato un assenteismo da parte di molti parlamentari. La sensazione è stata quella che una legge che tuteli al meglio le donne sia una pura formalità. Non credi che le Istituzioni debbano portare maggiormente al centro del dibattito la soggettività delle donne e la loro sicurezza?

L’aver ratificato la Convenzione di Istanbul è un passo molto importante, ora tocca al Parlamento prima e al Governo poi, riuscire a fare sì che la ratifica non resti una pura formalità. Il problema maggiore, a mio avviso, è proprio l’assenteismo dei parlamentari e il chiaro scollamento fra nostri rappresentanti e noi rappresentati. Anche non volendo farsi trasportare dall’emozione di questi ultimi drammatici giorni in cui molte donne hanno perso la vita, il problema dei maltrattamenti e dell’uccisione di molte donne (ma non solo) esiste e si aggrava di giorno in giorno. L’attenzione da parte della nostra classe politica a problematiche che non sono solo legate alla finanza o alla legge elettorale, ma che toccano la vita di strada, la nostra percezione di sicurezza o insicurezza è un segno forte della presenza dello Stato, è il segnale positivo che trasmette la sensazione confortante di fare parte tutti della stessa società civile. Questo messaggio, con la diserzione dei nostri parlamentari alla votazione di ratifica, non è stato lanciato: una straordinaria occasione persa.

La legge sullo stalking non ha portato a grandi benefici. Quando una donna va a denunciare una persecuzione quasi mai si riesce a comprendere la gravità del pericolo che sta correndo. Non si prendono quelle precauzioni necessarie per evitare il peggio. La donna così viene rimandata a casa. Servono pene più severe nei confronti dei molestatori?

Prima di tutto servono maggiori risorse alle forze dell’ordine, maggiori risorse ai servizi sociali e la ricostruzione di un tessuto sociale che tanti tagli scellerati hanno ridotto a brandelli. La prevenzione è sempre la mossa migliore. Insegnare il rispetto della persona, della legge e delle regole di convivenza civile è un investimento importante per il futuro. Il rispetto dell’altro da noi è alla base di ogni tipo di rapporto.

Oggi più che mai, c’è un abuso mediatico del corpo femminile che viene affiancato a qualsiasi prodotto, oggetto di pubblicità. Si è arrivati ad inscenare un vero e proprio femminicidio per pubblicizzare un panno microfibra che toglie qualsiasi tipo di macchia. Era davvero necessario arrivare a tanto per pubblicizzare un prodotto?

In una società come la nostra dove per promuovere uno yogurt “si fa l’amore con il sapore”, dove il silicone che sigilla, da sempre, è accompagnato da ragazze svestite e le linee ADSL sono promosse da procaci e provocanti ragazzotte più o meno note, non mi stupisce si arrivi al punto di inscenare uxoricidi per un panno pulente. L’anomalia italiana è nota ovunque nel mondo: per anni siamo stati quelli con la programmazione televisiva “sporcacciona” e “scollacciata”. Il fenomeno, a mio avviso, è adesso in diminuzione nei palinsesti, ma ha lasciato profondi segni nella testa di tanti. Negli anni si è fatto strada un modo distorto e a volte perverso di intendere il rapporto uomo-donna, la televisione ha offerto una cassa di risonanza esagerata a uno stuolo di personaggi pubblici, uomini e donne, dai comportamenti discutibili: persone rappresentate come vincenti con stili di vita e comportamenti bestiali.

Fabiana è una ragazza di Corigliano Calabro poco più che adolescente di 16 anni la cui vita è stata spezzata presto, troppo presto. Dopo l’ennesima lite, è stata accoltellata e bruciata viva dal fidanzatino, poco più grande di lei. É una delle tante giovani donne uccise, perché vittime di un legame evidentemente malato che si è concluso nel modo più tragico. Purtroppo, quello che è accaduto nel cosentino non è così diverso da ciò che accade quotidianamente; a cambiare sono solo il nome, la provenienza, l’età, la vittima e il suo carnefice. Per quali motivi la donna viene ancora considerata un oggetto, una sottospecie che non può essere ribelle e capace di prendere decisioni per sé? La violenza può essere originata da una cultura arretrata?

La violenza è una arretratezza culturale in qualunque forma si esprima. Il caso di Fabiana lascia senza parole, non c’è un pensiero che riesca a fornire la chiave di lettura di tanta brutalità. Resta un mare di dolore. Non posso e non voglio scrivere frasi di circostanza o perdermi in analisi spicciole. Rimango della mia semplice idea: solo la gentilezza ci può salvare, la consapevolezza che gli altri sono diversi da noi e in quanto tali, nella bellezza della varietà umana, meritevoli di rispetto.

L’avvocato civilista Carmen Posillipo rifiuta la difesa di Rosaria Aprea, la miss ventenne pesantemente picchiata a calci dal convivente che, dopo aver subito l'asportazione della milza ed essere stata ricoverata per due settimane, aveva perdonato il compagno e ne aveva auspicato la scarcerazione. Da una parte una ventenne picchiata malamente che perdona e dall’altra un avvocato donna che non riesce a passarci sopra. Perché le vittime di violenza non riescono a ribellarsi e a denunciare i loro compagni aguzzini, anzi subentra uno spirito da crocerossina? Questo non è amore.

Questo pare essere un meccanismo comune a molte vittime di violenza domestica, una sudditanza psicologica nei confronti dell’aguzzino o carnefice. Poi le ragioni posso essere anche altre e ignote, la fortuna è che la giustizia va avanti per la sua strada nonostante i nostri umani sentimenti di pietà e perdono da un lato o rabbia e voglia di vendetta dall’altro. Io non credo alla violenza come dimostrazione d’amore, anche la semplice gelosia deve avere un limite. Pensare che chi ci massacra lo faccia per amore è un errore madornale che, intrecciato strettamente con la paura, porta spesso a non denunciare gli abusi, col risultato che a volte ci scappa il morto. È troppo facile dare consigli dall’esterno, dire a Rosaria di perdonare o di denunciare. Esistono strutture apposite per affrontare queste problematiche, assistenti sociali e psicologi, meglio lasciare a loro il compito di tutelare la ragazza e il bambino, che non va dimenticato poiché anch’egli vittima.

Giulia Farneti e Alessandro Bertolucci
 


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