ROMA, 8 Agosto 2011 - Gli ultimi dati sull’economia del nostro Paese sono a dir poco sconfortanti: oramai il PIL viaggia intorno allo zero e il rapporto deficit/PIL rischia a questo punto di superare i livelli raggiunti negli anni ‘90. [MORE]Purtroppo non è affatto una notizia nuova. Lo sapevamo benissimo che eravamo in crisi, già dal 2007 e lo sapevano soprattutto i milioni di italiani che vivono di lavoro dipendente insieme alle loro relative famiglie.
La società italiana, può essere definita è “società dei tre quarti”, ma con una sola differenza rispetto ad ventina di anni fa: mentre allora era un quarto della società che era esclusa dal benessere oggi è soltanto un quarto della popolazione che continua ad essere ricca. Infatti, è soprattutto la classe media a trovarsi in gravi difficoltà, dal momento che quelle famiglia che nel 2000 erano povere, oggi, dopo un decennio di scelte sbagliate, sono completamente alla deriva.
Fondamentalmente la nostra crisi economica, non è altro che lo specchio di una crisi culturale e politica che si trascina da qualche anno. Non solo politiche economiche interne completamente sbagliate, ma inadempienze anche a livello internazionale, con centinaia di milioni di euro di debito nei confronti delle ONG che continuano a portare avanti progetti di sviluppo nei Paesi più poveri del mondo. C’è bisogno dunque di un cambio nella politica economica ed una urgente presa di coscienza di chi ha responsabilità sulla collettività di lavorare per il bene comune evitando la strumentalizzazione per fini personali.
Laura Sallusti
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