Quando il "d.a.s.p.o." colpisce  il lavoro del calciatore. Il caso Arcidiacono
L'esperto risponde Calabria

Quando il "d.a.s.p.o." colpisce il lavoro del calciatore. Il caso Arcidiacono

giovedì 22 novembre, 2012

COSENZA, 22 NOVEMBRE 2012 - Una sigletta secca: D.A.S.P.O., vale a dire divieto di accedere alle manifestazioni sportive. Di solito, il provvedimento colpisce gli ultras più scatenati ai quali viene vietato l’accesso agli stadi, spesso con l’aggiunta di un ’obbligo di firma in caserma, in giorni e orari stabiliti.

Stavolta però il destinatario del Daspo è stato uno che il campo di gioco lo calca con le scarpette chiodate , non la solita “testa calda” che frequenta gli spalti di uno stadio. Il Questore di Catanzaro ha infatti comminato tre anni di divieto di accesso alle manifestazioni sportive a un calciatore del Cosenza calcio, Pietro Aricidiacono, Quest’ultimo, dopo un goal segnato in una partita di serie “D”, ha esultato come è ovvio che avvenisse. Ormai i calciatori ci hanno abituato a esultanze di ogni genere, spesso studiate a tavolino. Certo, non è stata frutto dell’improvvisazione l’esultanza particolare  di Arcidiacono, come lascia supporre la dinamica degli eventi. [MORE] Dopo il goal, si è infatti diretto verso la panchina, si è tolto la casacca con cui aveva giocato sino a quel momento e se ne è fatta passare un’altra che ha subito indossato.  una maglietta con la scritta “Speziale innocente”. Il riferimento è ad Antonino Speziale, ultras catanese che di recente è stato condannato a otto anni di carcere per l’omicidio dell’ispettore di polizia Filippo Raciti, durante gli scontri nel derby Catania-Palermo del febbraio 2007. Un gesto di dubbio gusto, ma con clamorose conseguenze.

Alcune delle ripercussioni del provvedimento prefettizio sono tuttavia ancora incerte e vanno interpretate sulla base di più norme. Dal punto di vista penale, ci potrebbe essere una imputazione per istigazione a commettere un reato, ma per il momento non c’è notizia dell’apertura di un fascicolo presso la Procura. Vale la pena di esaminare l’aspetto dal punto di vista del lavoro svolto da Arcidiacono, quello per l’appunto di calciatore. Si tratta di una delle prime volte che il Daspo viene inflitto a un calciatore e non a un tifoso.

Un calciatore nello stadio c’entra non per assistere a una partita ma per disputarla. Poche sono le sentenze, in genere del Tar, che si sono pronunciate sugli aspetti “professionali” del divieto. Il dubbio che viene leggendo il provvedimento è se durante il periodo di Daspo, Arcidiacono non potrà assistere alle partite o, invece, non potrà neanche svolgere l’attività agonistica.

Il Cosenza milita in serie D, campionato dove giocano calciatori non professionisti. Arcidiacono non potrebbe quindi eccepire di doversi recare allo stadio per svolgere il suo lavoro perché formalmente è un “dilettante”. Tuttavia, il calciatore potrebbe sempre fornire la prova contraria, ovvero dimostrare che il Cosenza gli paga uno stipendio dal quale dipende il proprio sostentamento. Il che potrebbe anche essere, visto che un “dilettante” calcistico può arrivare a guadagnare quanto un impiegato statale qualificato. In questo caso, il Daspo potrebbe non essere applicabile, perché limiterebbe un diritto, quello al lavoro, costituzionalmente garantito.

Nelle poche occasioni in cui dei tribunali - in genere quelli amministrativi- sono stati chiamati a pronunciarsi su questa tematica, l’orientamento espresso è stato infatti questo, ovvero che il divieto di accesso agli stadi non incida sulla attività lavorativa di giocatore. Finora però i provvedimenti giudiziari avevano riguardato calciatori formalmente professionisti e Arcidiacono non lo è.

Discorso diverso per la giustizia sportiva, che di fatto proprio nelle scorse ore ha "tagliato la testa al toro" pronunciando una squalifica all’incauto giocatore di otto mesi  per comportamento antisportivo. Alla fine, il “costo” di quella maglietta sarà comunque prevedibilmente salato: per lo stesso Arcidiacono, per la società che dovrà rinunciare a un suo giocatore di rilievo e in fin dei conti anche per la serenità dell'ambiente calcistico.

Raffaele Basile

immagiine tratta da Sky online

                                                                                                                        


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