Donald Trump: stop ai rifugiati. Le posizioni dei leader internazionali
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Donald Trump: stop ai rifugiati. Le posizioni dei leader internazionali

domenica 29 gennaio, 2017

WASHINGTON, 29 GENNAIO - Donald Trump ha chiuso le porte dell'America e in tutto il mondo si sono scatenate le più dure reazioni al suo ordine restrittivo che proibisce agli immigrati provenienti da ben sette Paesi a maggioranza islamica di entrare negli Usa. [MORE]

Proteste, ricorsi legali e disordini si sono susseguiti ovunque nelle città americane e soprattutto negli aeroporti dopo il provvedimento. Immediata è arrivata la replica dell'Onu per cui l'Organizzazione internazionale per le migrazioni e l'Alto commissariato Onu per i rifugiati hanno chiesto agli Stati Uniti di rispettare "la lunga tradizione di proteggere coloro che fuggono da conflitti e persecuzioni".

François Hollande, presidente francese, ha mostrato grande fermezza nel ricordare a Trump "il rispetto dei principi della democrazia, in particolare l'accoglienza dei rifugiati", le "conseguenze economiche e politiche del protezionismo", la necessita' di una soluzione sulla Siria "sotto l'egida dell'Onu" e della "piena attuazione degli accordi di Minsk" per poter togliere le sanzioni alla Russia.

Per Angela Merkel impedire l’ingresso negli States ai rifugiati provenienti da alcuni paesi "non è giustificato". La cancelliera tedesca parla attraverso la voce del portavoce Steffen Seibert e afferma di essere "convinta che anche la necessaria lotta al terrorismo non giustifica una misura del genere solo in base all'origine o al credo delle persone.

Anche il premier italiano Paolo Gentiloni interviene sulla materia tramite twitter, scrivendo: "L'Italia è ancorata ai propri valori. Società aperta, identità plurale, nessuna discriminazione. Sono i pilastri dell'Europa".

Il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif ha affermato che "A differenza degli Usa, la nostra decisione di applicare il principio di reciprocità al provvedimento imposto dal presidente americano di sospendere i visti per i cittadini iraniani non è retroattiva. Coloro che hanno già un visto valido iraniano saranno accolti volentieri". "Pur rispettando i cittadini americani e facendo differenza fra loro e le politiche ostili del governo statunitense, l'Iran ha dovuto prendere misure reciproche per proteggere i propri cittadini" ha concluso Zarif.

Intanto un giudice federale di New York, Ann Donnelly, ha emesso un'ordinanza di emergenza che impedisce temporaneamente agli Stati Uniti di espellere i rifugiati che provengono dai sette paesi a maggioranza islamica soggetti all'ordine emanato dal presidente Donald Trump. L'ordinanza di emergenza del giudice Donnelly annulla una parte dell'ordine esecutivo del presidente Donald Trump sull'immigrazione, imponendo che i rifugiati e altre persone bloccate negli aeroporti degli Stati Uniti non possano essere rimandate indietro nei loro paesi.

Attualmente non è noto quanti siano i rifugiati che sono stati fermati nelle ultime ore negli Usa. È noto però che un iracheno fermato nello scalo JFK di New York lavora per il governo americano nel suo Paese da dieci anni, secondo quanto riportato dai suoi legali. Un altro iracheno viaggiava per riunirsi con la moglie e il figlio, rifugiati dopo aver collaborato con l'esercito americano. Gli avvocati che hanno citato in giudizio il governo per bloccare l'ordine della Casa Bianca hanno detto che la decisione, arrivata dopo un'udienza di urgenza in una corte di New York, potrebbe interessare dalle 100 alle 200 persone che sono state trattenute al loro arrivo negli aeroporti statunitensi sulla base dell'ordine esecutivo che il presidente Donald Trump ha firmato nel pomeriggio di venerdì 27 gennaio.

"Non vogliamo terroristi nel nostro Paese non dimenticheremo la lezione dell'11 settembre, non solo a parole ma anche con azioni", ha affermato Donald Trump. L'ordine esecutivo è stato denominato "Protezione della nazione dall'ingresso di terroristi stranieri negli Stati Uniti". Il divieto all'ingresso negli Usa per i cittadini provenienti dai seguenti Paesi Iraq, Iran, Somalia, Sudan, Siria, Libia e Yemen riguarda anche coloro che hanno doppio passaporto secondo quanto riferito dal Wall Street Journal, citando un comunicato che dovrebbe essere pubblicato dal dipartimento di Stato.

Fonte immagine succedeoggi

Claudia Cavaliere


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