In Art - L'incanto delle Donne del Mare
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In Art - L'incanto delle Donne del Mare

sabato 27 settembre, 2014

TORINO, 27 SETTEMBRE 2014 – Nel decennale della sua scomparsa, il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino - via San Domenico, 11 - omaggia l’intellettuale Fosco Maraini (Firenze, 1912-2004), ambasciatore della “pluripopolarità culturale”, con una mostra che documenta il suo interesse per il Sol Levante: ancora un weekend per visitare “L'incanto delle Donne del Mare. Fosco Maraini. Fotografie. Giappone 1954” - prorogata fino a domenica 28 settembre.

Instancabile viaggiatore e studioso, Maraini nell’estate del 1954 si diresse al largo delle coste occidentali del Giappone, nelle isole di Hèkura e Mikurìa, per realizzare un reportage fotografico subacqueo, forse il primo del genere, celebrativo dei costumi degli Ama (海士, uomini; 海女, donne), un gruppo etnico di pescatori ormai assimilati dalla cultura nipponica.

La rassegna torinese, che si avvale di trenta fotografie e di un cortometraggio recuperato dal MCL Museo delle Culture di Lugano, costituisce la preziosa testimonianza di una quotidianità al tramonto e fortemente legata all’ambiente. Se ne può cogliere il tratto distintivo nella pesca dell’awabi (鮑, in italiano «orecchia di mare»), affidata per tradizione al gentil sesso: negli scatti in bianco e nero, non volutamente erotici, si intravedono gli agili corpi delle donne di Hèkura immergersi nei fondali marini - fino a venti metri circa di profondità - per recuperare in apnea, con l’aiuto di una semplice lama ricurva, questo particolare mollusco intorno al quale ruotava l’economia dell’intera comunità. Con il mutare dei tempi sono mutati anche gli utensili necessari per lo svolgimento di un’attività sopravvissuta grazie a ormai poche anziane.[MORE]

«Le giovani - annotava lo stesso Maraini - erano spesso bellissime; i loro corpi gentili e forti scivolavano nell'acqua con la naturalezza d'un essere che si trova nel proprio elemento. Ma le anziane, in genere molto meno avvenenti, con le tracce di numerose maternità nel petto, nel ventre o nei fianchi, riempivano di meraviglia e d'ammirazione per la loro bravura. Le giovani erano spesso irruenti, talvolta giocavano tra di loro sprecando energie preziose, ogni tanto facevano dei movimenti bruschi; ma le anziane, con anni d'esperienza divenuta istinto e seconda natura, riuscivano a spostarsi rimanendo quasi immobili, consumando la propria riserva d'aria con grande giudizio; esse lavoravano soprattutto cogli occhi e coll'intelligenza planando leggere tra le rocce e le alghe, dirigendosi senza errori verso i nascondigli preferiti dagli awabi».

Le attrezzature adoperate per le riprese subacquee dallo staff di Maraini arricchiscono il percorso espositivo, insieme a una serie di stampe xilografiche giapponesi (ukiyo-e) dell’Ottocento e a una selezione di volumi conservati presso il Gabinetto Scientifico e Letterario G.P. Vieusseux.

 


Domenico Carelli 

(Foto: in evidenza, Maraini, detail, Giù decisamente giù Copy2014 MCL - Vieusseux - Alinari; nel testo, Reti Copy2014 MCL - Vieusseux -Alinari; segue Riposo fra un’immersione e un’altra Copy2014 MCL - Vieusseux – Alinari; in gallery, locandina della mostra torinese al MAO)


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