La Cina messa a dura prova dall' "industria" del turismo

venerdì 16 maggio, 2014

17 MAGGIO 2014 - Lo scorso primo maggio, come avviene da qualche tempo, i cittadini cinesi sono stati vivamente consigliati dai media filo-governativi a godersi al meglio la giornata festiva con un po’ di sano “turismo”.

Fino a qualche anno fa , le danze tradizionali nella piazza Tienanmen erano il top dello svago. Ora non più. Le autorità di Pechino hanno infatti scoperto che per il bene dell’economia occorre supportare al massimo l’”industria turismo”:

Sì, proprio “industria” è il termine usato dai governanti, perché tale viene considerato tale particolare settore del terziario. La cosa già di per sé sarebbe preoccupante, considerando quanto l’industria cinese sia poco propensa a preoccuparsi della salvaguardia ambientale: la produzione viene al primo posto, poi al limite si pensa al “contorno”.[MORE]

L’armata turistica che si è mossa in occasione della festività dei lavoratori si è in breve trasformata in un vero e proprio esercito . Un esercito virtuale per tenere a bada il quale ha dovuto scomodarsi l’esercito vero e proprio. Centinaia di migliaia di militari sono stati infatti impiegati su tutto il territorio. I “turisti” rischiavano infatti di uscire da ogni forma di controllo.

Un centinaio di chilometri di coda si sono ad esempio formati lungo l’autostrada che conduce al Tibet. Code di decine di migliaia di appassionati hanno atteso per ore di poter ammirare guerrieri di terracotta e rari vasi ming. Per percorrere poche centinaia di metri della Grande Muraglia la media dell’attesa è stata di quattro ore. Il rischio che il turismo nella propria patria possa divenire una bomba socio-ecologica c’è tutto.

Facile la "degenerazione", quando a praticare lo svago in mobilità sono quattrocento milioni di persone (tanti sono stati stimati i "turisti" in Cina durante lo scorso primo maggio). Il tutto in un contesto ancora improvvisato a livello di strutture ricettive, infrastrutture e politiche ambientali.

RAFFAELE BASILE

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