Legge di Stabilità, il Senato vota la fiducia: via libera finale alla manovra
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Legge di Stabilità, il Senato vota la fiducia: via libera finale alla manovra

martedì 22 dicembre, 2015

ROMA, 22 DICEMBRE 2015 - Via libera definitivo dell’Aula del Senato alla manovra 2016. Con 154 sì e 9 no, l’Assemblea di Palazzo Madama ha approvato la fiducia al Ddl di stabilità e con 162 sì e 125 no ha approvato anche il Ddl di bilancio. È così terminata, poco prima delle 17.30, la sessione di bilancio in Parlamento. La Finanziaria è approdata all'aula di Palazzo Madama dopo le modifiche della Camera. In commissione Bilancio, al Senato, erano già stati respinti gli 800 emendamenti presentati: l'intenzione del governo è infatti di procedere con l'approvazione del testo licenziato da Montecitorio. Il voto finale sul ddl di bilancio si svolgerà dopo il disco verde al ddl di stabilità, circa la quale sono partite le dichiarazioni di voto.

Il premier Matteo Renzi, alla vigilia del via libera definitivo alla legge di stabilità, difende la manovra. Altro che "marchette", le misure volute dal governo e modificate dal Parlamento rappresentano un "disegno organico" e per la prima volta le "tasse scendono" e gli investimenti "salgono". Insomma, secondo il premier questa finanziaria segna una “inversione a U”. [MORE]

Critico, invece, Paolo Romani, presidente del gruppo di Forza Italia al Senato, che attacca: «La Legge di Stabilità approvata al Senato con l'ennesimo voto di fiducia è politicamente e tecnicamente sbagliata. Politicamente sbagliata perché non affronta in maniera efficace i problemi strategici che avevamo sottoposto concretamente all'attenzione del governo (pensioni, esodati, famiglie, Sud, sicurezza) ma si limita invece ad una serie di elargizioni a fini meramente propagandistici che non avranno alcun impatto positivo sull'economia italiana. Tecnicamente sbagliata perché, come hanno certificato ampiamente anche i tecnici del Senato, sono troppe le cose non chiarite in una manovra che si caratterizza per la sua indeterminatezza e che non affronta in maniera seria né la riduzione della spesa pubblica, sottoposta all'alea più che alla certezza dei risultati, né il nodo strutturale del debito pubblico».
 

 


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