Leucemia, nuova terapia che dimezza il rischio del trapianto
Salute Emilia Romagna

Leucemia, nuova terapia che dimezza il rischio del trapianto

lunedì 11 gennaio, 2016

BOLOGNA, 11 GENNAIO 2016 – Si tratta di un vanto tutto italiano: un’équipe di medici guidata dalla dottoressa Francesca Bonifazi, del reparto di Ematologia del Sant’Orsola di Bologna, ha recentemente messo a punto una terapia alternativa che, potenzialmente, potrebbe ridurre i rischi legati al trapianto per i pazienti affetti da leucemia.

Come è noto, infatti, il trapianto del midollo osseo costituisce, al momento, l’unica possibilità di salvezza definitiva per chi soffre di leucemia. Tuttavia, non si tratta di un’operazione necessariamente risolutiva: al contrario, talvolta è il trapianto stesso a far insorgere delle complicazioni fatali.

Le cellule staminali iniettate nel paziente, che avrebbero il compito di agire contro la patologia, si comportano talvolta in maniera imprevista, riconoscendo come antagonisti anche gli organi sani. In altre parole, l’organismo attiva un’eccessiva risposta del sistema immunitario che, in alcuni casi, potrebbe essere fatale per il paziente. [MORE]

La tecnica messa a punto dal team della dottoressa Bonifiazi, chiamata “Graft versus host disease”, si rende utile proprio in questa fase, con il proposito di agire sui linfociti, obbligandoli a non attaccare le cellule sane. Grosso modo, si tratta di una procedura che mira a “distrarre” i linfociti, impedendo che questi portino ad un rigetto del trapianto.

I primi test clinici sono a dir poco promettenti: è stata riscontrata una diminuzione dei rischi post-trapianto che ha portato le complicazioni a scendere dall'iniziale soglia, stimata nel 68,7%, fino al 32,2%. "Nei casi più gravi, che portano alla morte, questo calo è ancora più drastico: da oltre il 50% al 7% di casi di malattia", ha spiegato la dottoressa.

I trapianti “saranno più sicuri, con meno effetti collaterali ma con la stessa efficacia. Da adesso cambia tutto - ha detto Bonifazi - Sono orgogliosa e fiera di dire che una grossa parte di questo studio è italiana. Che 90 dei 161 pazienti oggetto della sperimentazione sono italiani, li ho coordinati io”.

(foto: dottornews.it)

Sara Svolacchia
 


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