"Luciano Fabro. Disegno In-Opera" - Finissage 4 maggio
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"Luciano Fabro. Disegno In-Opera" - Finissage 4 maggio

giovedì 1 maggio, 2014

FOLIGNO (PG), 1 MAGGIO 2014 – A un grande protagonista della stagione dell’Arte Povera degli anni Sessanta è dedicata al CIAC (Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno) - via del Campanile, 13 - in collaborazione con la GAMeC (Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo), la mostra “Luciano Fabro. Disegno In-Opera” finissage 4 maggio 2014.

Oltre cento disegni inediti, realizzati in più di quarant’anni di carriera, ricostruiscono il percorso artistico del maestro torinese, scomparso il 22 giugno 2007 a Milano.

In mostra un nucleo di lavori variegati, per formato e tipologia, eseguiti dall’artista con tecniche differenti, attraverso materiali e supporti eterogenei, dalla carta Fabriano a quella millimetrata o addirittura destinata agli alimenti; esercizi di stile, sperimentazioni, movimenti dell’inconscio, gesti liberatori, disegni.

                                                           

Sono opere spesso accompagnate da un messaggio o da una filastrocca, che rivelano la sfera intima del Maestro; molte di esse provengono dall’Archivio Fabro, oppure si tratta di prestiti di chi le aveva ricevute in dono, familiari o amici - è il caso di “Cantare cantando”, del 1994.

Il percorso espositivo è arricchito anche da una selezione di sculture, come “Passi. I miei passi hanno bucato il cielo. I miei passi hanno bucato la terra. Io sono zoppo” (1994), uno striscione lungo12 metri con il titolo in ideogrammi giapponesi.[MORE]

Al centro dell’indagine di Luciano Fabro la spazialità, la dimensione ambientale, la libertà concettuale, che lo allontanano dal movimento dell’Arte Povera, di cui condivide la poetica, in quanto in lui è costante il riferimento al classicismo, pur attraverso il dialogo tra rigidità e flessibilità, sospensione e azione.

Per il curatore Italo Tomassoni, «Abitare lo spazio - così scrive nel catalogo della retrospettiva (Silvana Editoriale) - e smaterializzare la scultura; liberarsi dall’“ingombro dell’oggetto” e dalla “vanità dell’ideologia”; lavorare sulla trasparenza, sul neutro, proprio per togliere neutralità allo spazio; questi sono gli obiettivi sui quali Fabro si concentra... Alleggerita l’idea plastica dal peso della materia e dalla concentrazione delle forze che rallentano la circolazione, Fabro pensa alla scultura senza ignorare il disegno, facendo i conti con le funzioni portanti della luce e del neutro».

Celebre la sua serie “Italie”, con riprodotto lo stivale – capovolto - della penisola italiana, un modo attraverso il quale incoraggiare un capovolgimento dell’immagine tradizionale della cultura, una visione più leggera e aperta al cambiamento.

Per maggiori informazioni:

www.centroitalianoartecontemporanea.com

                                                                                   

(Immagini: in evidenza, “Macchie di Rorschach 1”, Luciano Fabro, 1976, 56 x 76cm, acrilico su carta a mano, carta e inchiostro, assemblaggio - collezione privata -, Foto di Annalisa Guidetti e Giovanni Ricci, Milano; a seguire nel testo, “La molla della vita”, Luciano Fabro, 1992, 49,5 x 69,5cm, acrilico, matita colorata e grafite su carta - collezione privata -, Foto di Annalisa Guidetti e Giovanni Ricci, Milano; “Quale equilibrio”, Luciano Fabro, 2004-2005, 69,5 x 49,5cm, acrilico, grafite, pennarello su carta - collezione Luisa Protti, Milano -, Foto diAnnalisa Guidetti e Giovanni Ricci, Milano)

Domenico Carelli


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