Ma il PIL misura davvero il benessere?
Editoriale Lazio

Ma il PIL misura davvero il benessere?

lunedì 8 agosto, 2011

ROMA, 8 Agosto 2011 - “L’economista moderno è abituato a misurare il livello di vita dall’ammontare del consumo annuo, dando sempre per scontato che un uomo che consuma di più stia meglio di un uomo che consuma di meno.[MORE] Un economista buddista considererebbe questo atteggiamento del tutto irrazionale, poiché il consumo è semplicemente uno strumento per il benessere dell’uomo, il fine dovrebbe essere quello di ottenere il massimo di benessere con il minimo di consumo”.

Da qualche anno a questa parte, quando gli economisti hanno scoperto che nei Paesi ad alto reddito la crescita del PIL non coincideva affatto con un aumento della soddisfazione di vita, ci si è iniziati ad interrogare su come misurare correttamente il benessere. Il PIL, non è altro che un flusso che misura la quantità di beni e servizi prodotti all’interno di un Paese, mentre il nostro “Vivere-bene”, dipende da una serie più articolata di fattori, il più importante dei quali è la qualità delle relazioni.

Non a caso, infatti, l’OCSE ha da poco iniziato a misurare sistematicamente le social connection e la pressione che ci impedisce di dedicare tempo alla vita relazionale, come la famiglia, gli amici. Per la contabilità nazionale, ad esempio, un piatto di pasta mangiato da soli in un ristorante ha valore, mentre non vale nulla ad esempio, quello consumato a casa con parenti. Tuttavia si ritiene che sia proprio questa variabile a contribuire maggiormente al nostro benessere, anche se è molto difficile per il momento, misurare tutto ciò.
 

Laura Sallusti


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