Mafia. Quanto fa paura il silenzio di Napolitano
Editoriale Lazio

Mafia. Quanto fa paura il silenzio di Napolitano

sabato 14 dicembre, 2013

ROMA, 14 DICEMBRE 2013 - Da giorni cerco l’inspiegabile motivazione del perché il Presidente della Repubblica non ha profuso parola in merito alla sentenza di morte che Totò Riina ha pronunciato nei confronti del PM Di Matteo. Tutte le mattine ho cercato, e sperato di trovare, un comunicato stampa di Napolitano, magari non un semplice atto di solidarietà. Eppure niente. Un silenzio vergognoso, da parte di tante istituzioni, ha accompagnato la notizia.

Ho trovato solo due risposte e mi lasciano entrambe scosso. La prima. Napolitano non vuole creare un clima di tensione ed ha pensato che il silenzio fosse la migliore arma per non creare un clima di precoce paura nel Paese. Mi auguro dal profondo del cuore che non sia così. L’istituzione che rappresenta dovrebbe sempre essere pronta a trovare parole, caute o meno caute, per far fronte ad un simile accadimento.

C’è un uomo dello Stato, Nino Di Matteo, minacciato di morte da uno dei più grandi carnefici della storia d’Italia. C’è un magistrato, Nino Di Matteo, a cui è stato consigliato di girare per Palermo con un Lince. C’è un PM, Nino Di Matteo, che non può prendere parte alle udienze perché si teme per la sua vita. Il silenzio di un Presidente della Repubblica in questi casi può apparire oltraggioso quanto preoccupante.

Eppure il Presidente, uomo dal monito facile, che si è vantato di aver ridotto il numero di pentiti di mafia negli anni del suo Ministero dell’Interno, ha lanciato messaggi di solidarietà (dovuti) sempre verso tutti.

Nel Giugno 2013, Giorgio Napolitano, incontrando il Papa diceva: «E’ il tempo della solidarietà». Lo disse già nel Febbraio del 2012 e lo ha ripetuto a Dicembre 2013. Persino per l’alluvione in Russia il Presidente ebbe pronto un messaggio di solidarietà. Su Di Matteo però un sentenzioso silenzio. Tutto ciò mi fa paura. O Napolitano ritiene il PM che indaga sulla trattativa Stato-mafia poco degno delle sue molte parole (cosa alquanto terrificante) o non sa ancora che Totò Riina in persona, dal carcere in cui sconta le sue pene dovute a fatti da noi ben conosciuti, ha emesso una sentenza di morte verso un uomo delle istituzioni, quali è Di Matteo.

La seconda risposta che mi sono dato cercando di capire i motivi di questo greve e grave silenzio è che Giorgio Napolitano, il nostro Presidente della Repubblica, nonché ultimo testimone dell’indagine sulla trattiva, ha voglia di velare tutto ciò che interessa questo tema.

[MORE]Non vi nascondo che mi sono vergognato anche pensare ad una simile risposta, ma non vedo altri motivi per cui un Capo di Stato, sempre pronto a dire la sua nel bene o nel male, taccia in un momento così delicato per una democrazia che proprio dalla mafia e proprio da Totò Riina, è stata ripetutamente oltraggiata e ferita.

Presidente, non mi faccia pensar male! Dica qualcosa.

Sergio Sulmicelli

(foto da: repubblica.it)


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