Margherita Sarfatti, una donna da riscoprire
Cultura e Spettacolo Calabria Catanzaro

Margherita Sarfatti, una donna da riscoprire

venerdì 21 febbraio, 2020

LAMEZIA TERME (CZ) 21 FEB - La compagna di Mussolini  Margherita Sarfatti  è una figura tutta da riscoprire soprattutto dal punto di vista storico e letterario , essendo, tra l’altro , autrice della biografia  del Duce intitolata Dux. A relazionare  sul singolare personaggio la  professoressa Lucia Mercuri, presentata brevemente dalla professoressa Gabriella  Colistra,  nel corso di un incontro “La madre ebrea del fascismo: Margherita Sarfatti” organizzato  dall’Uniter, presieduta da Costanzo Falvo D’Urso. «Donna ambiziosa,  di notissima intelligenza, Margherita Sarfatti è stata una personalità   di spicco nel periodo fascista proprio quando  le donne non avevano spazio. Si serviva degli uomini per raggiungere i suoi obiettivi.  

Su di lei è calato il silenzio a differenza di altri che hanno operato nello stesso periodo lasciando un segno indelebile nella storia» ha affermato la Mercuri tracciando un quadro completo di  Margherita Sarfatti, nata Grassini,  incentrato sui legami con Mussolini e sulla sua intensa attività di giornalista, redattrice, scrittrice, primo critico d’arte del mondo,  ambasciatrice dell’arte nel mondo.  Ultima di quattro figli, nacque a Venezia nel 1880 da una ricca  famiglia ebraica  che le diede  un’ottima istruzione alla quale contribuì soprattutto  la madre, dotata di una formidabile cultura che cercò di inculcare nei figli.  

Già da   adolescente Margherita  Sarfatti possedeva una cultura superiore a quella dei  ragazzi della sua età parlando correttamente  quattro lingue sebbene educata in casa dove usufruì  di insegnanti  di altissimo spessore culturale. Grazie alla posizione del padre ebbe modo di conoscere personalmente numerosi letterati come Israel Zangwill, Gabriele D’Annunzio, Fogazzaro, Giuseppe e Antonio, più tardi il calabrese Corrado Alvaro.  Nel 1898 sposò l’avvocato Cesare Sarfatti, militante socialista, assumendone il cognome con cui firmerà tutte le sue opere. La  vita  di Margherita Sarfatti  subì una svolta  decisiva nel 1912 quando incontrò Benito Mussolini, allora dirigente del Psi al quale si legò sentimentalmente per  vent’anni divenendo sempre più vicina alle posizioni del Duce che le affidò la redazione de “Il Popolo d’Italia”, quotidiano fondato e diretto dal futuro dittatore.

Ma dal Duce irriconoscente la Sarfatti ricevette poco e, specie nell’ultimo periodo, solo danni, abbandonata per Claretta Petacci, che divenne la sua prima amante. Margherita Sarfatti per lungo tempo divenne molto potente e influente  specie con i suoi salotti frequentati da molti intellettuali ed artisti  che li consideravano   luoghi  di cultura, di nuove conoscenze  e di confronto. A causa della sua adesione al fascismo, sancita nel 1925 dalla sottoscrizione al “Manifesto degli intellettuali fascisti”, alcuni artisti si allontanarono non condividendo il progetto della Sarfatti di contribuire alla nascita della cosiddetta arte fascista. Nel dopoguerra fu  seppellita viva dagli storici d’arte quasi tutti comunisti o ex fascisti precipitando nel baratro dell’oblio.

Divenuta vedova nel 1924, la Sarfatti si dedicò alla stesura di una biografia su  Mussolini, pubblicata in Inghilterra col titolo “The life of Benito Mussilini” e l’anno successivo in Italia col titolo  “Dux”. Per la notorietà del personaggio, furono vendute un milione e mezzo di copie  del libro in Italia che  fu tradotto in 18 lingue compreso il turco e il giapponese. I rapporti tra la Sarfatti, trasferitasi a Roma,  e Mussolini cominciarono ad  incrinarsi nel 1932 allorquando il Duce fece un improvviso voltafaccia  allontanando  la scrittrice dal Popolo d’Italia e  nel 1936 le fece intendere che non sarebbe stata più ricevuta a Palazzo Venezia.  

Con la promulgazione delle leggi razziali nel 1938, la Sarfatti si allontanò dall’Italia evitando di essere travolta dal crollo del regime. Quindi cercò inutilmente di andare negli Stati Uniti, alla fine si rifugiò , per sei anni, in Uruguay e Argentina. Tornata in Italia dopo la fine della guerra, visse in disparte nella sua villa di Comasca fino alla morte avvenuta nel 1961: il suo archivio è depositato presso il Mart.

Foto: Colistra e Mercuri

Foto: Falvo D’Urso e Mercuri

Lina Latelli Nucifero


Autore
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