Palermo: Sindaco Orlando disapplica decreto sicurezza e polemizza con Salvini
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Palermo: Sindaco Orlando disapplica decreto sicurezza e polemizza con Salvini

mercoledì 2 gennaio, 2019

PALERMO, 2 GENNAIO – Torna alla ribalta il “decreto sicurezza”, il decreto-legge fortemente voluto dal ministro Salvini per introdurre una notevole stretta in materia di asilo e permessi di soggiorno, un daspo urbano più severo e rilevanti stanziamenti per le forze di polizia, convertito definitivamente nella legge n. 132/2018. Infatti Leoluca Orlando – Sindaco di Palermo eletto con l’appoggio di alcune liste civiche e successivamente entrato nel Partito Democratico – già da tempo in forte contrasto con il governo Conte ed in particolare con il vicepremier Salvini relativamente alle politiche sull’immigrazione, ha deciso di schierarsi apertamente contro le disposizioni contenute nel decreto, per difendere i principi di accoglienza su cui ha voluto fondare il suo mandato, il quinto (non consecutivo) conferitogli dai suoi concittadini.

Il Primo Cittadino del Capoluogo siciliano ha infatti chiesto all’Ufficio Anagrafe del Comune di Palermo di studiare più approfonditamente i profili giuridico-anagrafici che risulteranno dall’applicazione della nuova normativa, ma nel frattempo ha deciso di sospendere l’efficacia delle sue disposizioni nei confronti degli stranieri – in possesso di regolare permesso di soggiorno – che ne risulterebbero colpiti. Il riferimento è soprattutto al divieto di concedere la residenza in Italia a chi pure abbia ottenuto un permesso di soggiorno in qualità di “richiedente asilo”, poiché tale documento di riconoscimento non sarebbe più considerato requisito sufficiente per iscriversi all’anagrafe comunale. Le amministrazioni locali, conseguentemente all’applicazione del decreto Salvini, non avrebbero più sostanzialmente la possibilità di erogare rilevanti servizi pubblici nei confronti di tali soggetti: in assenza del requisito della residenza, infatti, non sarebbe possibile ad esempio rilasciare una carta d’identità, effettuare l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale (e quindi all’ASL), così come ai Centri per l’Impiego, anche perché il domicilio presso Centri di accoglienza straordinaria o Centri permanenti per il rimpatrio non sarebbe più considerato sufficiente.

Orlando ha così deciso di prendere posizione e di sospendere “qualunque procedura che possa intaccare i diritti fondamentali della persona nei confronti degli stranieri eventualmente coinvolti dalla controversa applicazione della legge”, ricordando come la città di Palermo intenda mantenere la natura di un luogo di solidarietà e di impegno in favore dei diritti umani. In coerenza con posizioni già assunte ed atti deliberativi già precedentemente adottati, l’amministrazione comunale ha sottolineato l’importanza di mantenere la priorità del riconoscimento dei diritti umani a prescindere dalla cittadinanza. Il Sindaco ha inoltre dichiarato che “la legge spinta dal ministro Salvini continua a suscitare riflessioni, polemiche ed allarmi anche a livello internazionale, per il rischio di violazione dei diritti umani in caso di sua errata applicazione, con grave pericolo di violazione anche della legge umanitaria internazionale”.

La replica del vicepremier naturalmente non si è fatta attendere, in questo caso affidata ad un post pubblicato su Facebook, tramite il quale Matteo Salvini ha acceso il duello a distanza con Leoluca Orlando: “Con tutti i problemi che ci sono a Palermo, il Sindaco ‘sinistro’ pensa a fare disobbedienza sugli immigrati” – ha scritto il leader del Carroccio, rispondendo a chi aveva definito “disumano” e “criminogeno” il provvedimento normativo che porta il suo nome.

Con il suo gesto simbolico, il Sindaco di Palermo ha in realtà toccato un tasto dolente ed aperto una breccia nell’applicazione del decreto, innescando la reazione politica di parecchi altri Sindaci da tempo schierati sulle sue stesse posizioni in materia di accoglienza degli immigrati. A prescindere dalle competenze istituzionali e dall’effettiva possibilità di non dare applicazione ad una norma statale, diverse amministrazioni comunali hanno infatti denunciato una possibile violazione di principi umanitari di rango internazionale che legittimerebbe la disapplicazione del provvedimento. Da Napoli – con De Magistris – a Parma – con Pizzarotti – passando per Pescara – con Alessandrini – e Firenze – con Nardella – molte voci di polemica si sono levate dopo la notizia proveniente dal Capoluogo siciliano. “La città di Napoli è schierata dalla parte dei diritti – ha dichiarato Luigi De Magistris – per cui noi applichiamo le leggi ordinarie solo se rispettano la Costituzione Repubblicana. La nostra decisione rappresenta una forma di obbedienza alla Carta Fondamentale e non di mera disobbedienza civile”. L’ex PM, fondatore di Democrazia Autonoma, ha ricordato la palmare importanza dell’iscrizione all’anagrafe comunale, presupposto per l’applicazione dei diritti fondamentali della persona umana e per garantire l’effettività delle varie forme di assistenza pubblica. Anche l’ex M5S Federico Pizzarotti ha però espresso perplessità e preoccupazione per l’applicazione del decreto sicurezza, affermando la necessità di individuare altre mosse necessarie a consentire continuità nell’inserimento nella società e nel mondo del lavoro.


Francesco Gagliardi


Fonte immagine: ilsitodisicilia.it


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