Perché il jihad non è una guerra santa
Editoriale

Perché il jihad non è una guerra santa

venerdì 1 luglio, 2011

Le recenti affermazioni del presidente americano Barack Obama sul ritiro delle truppe americane dall'Afghanistan hanno nuovamente portato l'attenzione pubblica sul fenomeno dei talebani, con il conseguente riutilizzo forzato del termine “jihad” quando questi hanno annunciato che avrebbero proseguito con la lotta armata fino a che l'ultimo soldato straniero non avrà abbandonato la loro terra. Perché dico che il vocabolo è forzato?[MORE]

Cerchiamo di fare chiarezza, una volta per tutte. Troppo spesso si sentono parole strumentalizzate dalla stampa allo scopo di screditare “il nemico”. E ancora più spesso il termine Islam è associato nella fantasia collettiva al termine “barbaro” a causa di vocaboli usati male, parole svuotate del loro significato originario e di concetti, volontariamente o involontariamente, travisati.

E così se parliamo di Islam le immagini che vengono alla mente sono due: o il beduino da Mille e una notte o il feroce terrorista, pronto ad esplodere.

Le cose non stanno affatto in questo modo: se solo cercassimo di comprendere l'altro, il diverso, invece di puntare il dito contro solo perché non capiamo e non abbiamo voglia di capire, perché occupati, perché frenetici, perché pigri, perché indirizzati dai potenti, capiremmo che, a causa della nostra profonda ignoranza, stiamo danneggiando fortemente popolazioni che partono già da una situazione di svantaggio. Corriamo davanti all'uomo senza gambe (che gli abbiamo volontariamente mozzato noi) e, non contenti, ci giriamo per deriderlo, solo perché altri ci hanno detto che l'uomo senza gambe è male, che l'uomo senza gambe è brutto e cattivo. Solo perché è diverso da noi.

Andiamo al punto della questione. Come avevo detto, chiariamo almeno uno dei tanti aspetti che, a quanto pare, non abbiamo capito. Parliamo quindi del jihad (eh, si... DEL jihad, perché è un maschietto!) che no, non è la guerra santa. Il termine deriva infatti dalla radice J-H-D, che non significa, come sarebbe lecito pensare, “combattere” o “scontrarsi” oppure “ora vengo e mi faccio esplodere sotto casa tua”, ma, semplicemente, “sforzarsi”, “impegnarsi”. Il termine non è altro che il sostantivo di questa radice, dunque “sforzo”, “impegno”.
Che sforzo è? È uno sforzo per l'espansione dell'Islam.

Esistono ben due tipi di jihad secondo l'Islam sunnita (quello più diffuso): il grande jihad e il piccolo jihad. Ed ecco che si sarebbe subito portati a pensare: “Chiaro, il grande jihad è la guerra internazionale ed il piccolo sono i conflitti interni alle diverse scuole di pensiero”. E si sbaglierebbe. E di molto.

Il grande jihad è uno sforzo per l'espansione dell'Islam all'interno del proprio corpo, della propria mente, uno sforzo per avvicinarsi a Dio. Il piccolo jihad è invece quello che ci piace tanto tradurre con “guerra santa”, uno sforzo per espandere l'Islam all'esterno, verso gli altri.

Il piccolo jihad è l'unico caso di guerra consentito dall'Islam ed anche in questo caso è permesso soltanto quando non si sia raggiunto l'obiettivo attraverso mezzi pacifici, come il dialogo e il negoziato: deve essere evitato.

In linea di massima, in tre casi è consentito il jihad (sempre ricordando il Corano, nel quale si legge esplicitamente: “Se essi sono inclini alla pace, siatelo anche voi”):
1. In caso di legittima difesa
2. In caso di oppressione, quando sono violate le libertà individuali
3. Per appoggiare chi viene sottoposto ad un trattamento ingiusto

Non è questa la sede per approfondire ulteriormente la questione, ma vorrei che almeno una cosa fosse chiara: togliamoci dalla mente che il jihad sia un'aggressione contro l'Occidente, e togliamoci dalla mente che gli atti terroristici siano Islam. L'Islam condanna sia il suicidio che l'omicidio. Attaccare un paese islamico per un atto terroristico equivale ad attaccare l'Italia per un omicidio mafioso.

Non dimentichiamo mai che il termine Islam deriva dalla radice S-L-M, che è la stessa radice della parola “salam”, “pace”. E non dimentichiamo mai, per evidenziare quanto l'utilizzo del termine (sia dalla stampa che dagli stessi estremisti musulmani) sia erroneo, che l'episodio dell'11 Settembre non fu un attacco religioso, ma una questione meramente politica: non fu infatti colpita una cattedrale, ma il cuore della finanza.

Marta Lamalfa


Autore
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