Precari e Governo
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Precari e Governo

lunedì 28 maggio, 2012

 Riceviamo e pubblichiamo

FIRENZE, 28 MAGGIO 2012- Mentre il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, incentiva i giovani ad entrare in politica, i quarantenni con famiglia e senza lavoro, si suicidano.
Proprio oggi l’ennesimo suicidio di un operaio 44enne originario di Rieti, trovato in bosco di Acquasparta, il quale aveva perso il lavoro da circa un anno senza riuscire a trovare un'altra occupazione nonostante le ripetute ricerche.
Stessa sorte ha costretto al suicidio un uomo di 53 anni di Ancona che si è gettato dal terzo piano della sua casa di Corinaldo proprio quando sotto casa si trovava a passare il figlio.
Questo stato di profonda prostrazione per la mancanza di lavoro è condizioni costante di chi lavora con contratti atipici e precari.
Queste sono le conseguenze della flessibilità, oltre che della crisi economica.
La casta politica, il Governo Monti, e il Ministro Fornero non possono non affrontare l’incidenza dei suicidi degli ultimi mesi e quindi eliminare tutte le forme di precarietà dalla riforma del lavoro.
La perdita del lavoro, condiziona negativamente anche i matrimoni portandoli inesauribilmente sull’orlo del precipizio e del divorzio.[MORE]
 

Solo una mente diabolica e una casta egoista può preferire la flessibilità alla stabilita lavorativa.
I signori politici romani hanno indebitato gli italiani con i finanziamenti ai partiti, con stipendi e pensioni d’oro ed altro, dimenticandosi d’ascoltare il popolo sovrano che grida giustizia ed equità e rispetto della Carta Costituzionale alla quale hanno giurato.
Questa casta deve andare a casa ora, senza ulteriormente procrastinare; tanto le riforme saranno ulteriori porcate, il popolo nonostante l’attuale legge elettorale, la porcellum, saprà comunque ben scegliere, ovvero si asterrà dal voto, voterà scheda bianca, voterà nuovi movimenti politici e manderà a casa tutti i partiti detentori del sapere politico.
Il lavoro malato (flessibilità) porta al tentato suicidio di molte donne sole con figli, mutui e prestiti da pagare.
La depressione dei lavoratori precari è una malattia, una sindrome che induce malessere: crisi d’ansia, problemi alimentari, fino ai disturbi post traumatici di stress.
Patologie che sono lo specchio di un disagio ben più profondo che può portare fino al suicidio.
Il governo oltre a far quadrare i conti in rosso di uno stato indebitato a causa dell’incapacità dei politici, aiutare le banche, gli imprenditori che fanno affari con la pubblica amministrazione e salvare la casta, null’altro ha fatto.
Ad esempio, nella pubblica amministrazione sarebbe opportuno modificare celermente l’istituto della mobilità volontaria che permette al dipendente di passare direttamente a un’amministrazione diversa.
Il D.lgs. 165 del 30 marzo 2001 (successivamente ripreso nella finanziaria 2005) imporrebbe il ricorso preventivo alla mobilità, pena nullità di eventuali ulteriori procedure concorsuali.
In Puglia a causa del piano di rientro, del piano di riordino ospedaliero e del blocco de turnover imposti dal Governo, le Asl e le Macro-Aziende quale il Policlinico di Bari hanno sostenuto e garantito il diritto alla salute solo attraverso l’uso forzato e obbligatorio dei lavoratori atipici.
Questi medici e infermieri da anni hanno lavorato negli ospedali pubblici solo dopo aver sostenuto un avviso pubblico e rispettato una graduatoria pubblica.
Questi sono stati impiegati con contratti semestrali rinnovabili fino al limite imposto dalla comunità europea di 36 mesi.
Questo limite rappresenta un massimo di periodo nel quale l’azienda dovrebbe indire ed espletare concorsi per assumere nella misura più opportuna.
Ciò in Puglia non è accaduto, noi precari siamo ancora in attesa che questo governo sblocchi il turnover e consenta d’indire concorsi, augurandoci che venga rispettata la percentuale che la norma riserva agli interni, ovvero a chi ha lavorato con contratti a tempo determinato.
Qualora ciò avvenga l’istituto della mobilità volontaria prevede l’obbligo di utilizzare la stessa rispetto al concorso o allo scorrimento delle graduatoria.
Questa priorità a parere di chi scrive, dovrebbe essere disattesa in questo particolare periodo storico di crisi, per il procrastinarsi dei blocchi dei concorsi e per l’uso obbligato e forzato di professionisti con contratti atipici e precari.
Il Governo, deve intervenire immediatamente affinché s’inverta la priorità della copertura di posti mediante mobilità nel comparto sanitario rispetto al concorso che stabilizza il personale precario.
Esigenze di servizio, ad esempio, potrebbero preferire procedure concorsuali che stabilizzano i precari storici, anziché coprire detti posti con la mobilità.
L’ingiustizia che il personale sanitario del meridionale deve sopportare è data dal fatto che la conquista di un contratto stabile, può avvenire solo in regione del nord non interessate dai piani di rientro.
Dunque le procedure di mobilità prima dei concorsi potevano avere una logica qualora a tutte le regioni e per tutte le ASL, fosse stato imposto il blocco dei concorsi.
Ma ciò non è accaduto e privilegiare con la mobilità chi ha già un lavoro stabile è ulteriore conferma della volontà di tralasciare i bisogni, le esigenze di una classe sociale che vive lavorando onestamente.
Il d.lgs. 30 marzo 2001, n. 165 che impone le mobilità prima dei concorsi, deve essere momentaneamente inapplicata, finche le Asl potranno assumere personale stabile.

Domenico CIRASOLE
 


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