Proclamarono che la gente si convertisse. XV Domenica del Tempo Ordinario
Parola e Fede Calabria

Proclamarono che la gente si convertisse. XV Domenica del Tempo Ordinario

sabato 11 luglio, 2015

 Vangelo della Domenica


Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano. [MORE]


Breve pensiero spirituale


Se si dona uno sguardo ai vangeli sinottici, in riferimento al mandato missionario contenuto in Mt 28,18-20, Lc 24,45-49, Mc 16,15-20, si scoprirà che, i miracoli del corpo, rimangono solo in Marco. Chi compie questi miracoli? Non è il missionario che li compie. Li compirà chi avrà fede. La fede in quella Parola ascoltata e accolta diviene operatrice di miracoli. Gli Apostoli, i missionari devono annunciare la Parola, il Vangelo, Cristo. L’invito alla conversione è essenza stessa della missione evangelizzatrice della Chiesa. Quanto nella Chiesa viene operato, insegnato, ad ogni livello ha un solo ed un unico fine: la conversione di ogni cuore. Anche le stesse attività ludiche, di divertimento, come ad esempio oratori o grest parrocchiali, devono avere un unico obiettivo: la conversione dei cuori e l’adesione a Cristo.


Dobbiamo porre molta attenzione però. Non dobbiamo, necessariamente, fare della fede l’avvento di miracoli, per cui, se non ci sono i miracoli la fede è falsa e se ci sono, la fede è vera. Il miracolo non è né fine della missione né mezzo e né strumento. Esso diviene segno di fede viva e vera. Questo però solo in Marco. In Matteo e in Luca è la Parola accolta e vissuta il vero miracolo.
Nella missione di evangelizzare Gesù conferisce ai discepoli dei doni. A cosa servono? Sono dei segni che devono dare credibilità alla loro parola, all’annunzio del Vangelo. La Parola è il fine unico della missione, ogni altra cosa deve essere solo segno che si è da Dio. Anche la carità materiale per il missionario di Cristo deve essere segno della sua grande libertà dalle cose del mondo. Lui è portatore di una ricchezza eterna, infinita. Nelle sue mani vi è tutto il cielo e tutto Dio. Dinanzi ad una ricchezza così potente, grande, divina, eterna, le cose della terra sono veramente spazzatura, nullità. Di esse ci si può servire, ci si deve servire come mezzi di credibilità perché la Parola venga accolta come vera Parola di Dio. Lo attesta la libertà del missionario.


Allora, cosa ci insegna il Vangelo di questa domenica? Vi è una regola: annunziare il Vangelo e invitare alla conversione alla Parola. Annunzio e invito devono essere una cosa sola. Non si dice il Vangelo tanto per dirlo. Non si comunica la Buona Novella solo per far sapere al mondo che Cristo è il Salvatore. Si predica Cristo e si chiede la fede in Cristo. Si annunzia il Vangelo e si chiede la conversione ad esso. Non per fare proseliti, ma per fare dei veri salvati in Cristo. Il missionario di Gesù non va nel mondo per dialogare, discutere, mettersi in discussione, trovare una religione unica, un Dio unico con le altre credenze o fedi. Lui va nel mondo per dare una Parola di salvezza, anzi la Parola della salvezza. Il suo invito deve essere esplicito, chiaro, inequivocabile.


Conclusione: Non abbiamo bisogno di svendere la nostra fede e il Vangelo di Gesù Cristo; abbiamo solo bisogno di annunciarlo e ricordarlo al mondo da veri testimoni di esso. Quando esso entrerà in cuore, allora, produrrà il vero miracolo. Invochiamo la benedizione del Cielo affinchè, ancora oggi ci siano cuori disponibili e lasciare ogni cosa per seguire Cristo perché siano quei datori del Vangelo che salva. Amen.

Don Francesco Cristofaro

www.donfrancescocristofaro.it


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