Protesta contro il piano fiscale israeliano: chiude il Santo Sepolcro a Gerusalemme
Chiesa e Società Lazio

Protesta contro il piano fiscale israeliano: chiude il Santo Sepolcro a Gerusalemme

lunedì 26 febbraio, 2018

ROMA, 26 FEBBRARIO - Le autorità cristiane di Gerusalemme hanno deciso di chiudere al pubblico il Santo Sepolcro domenica 25 febbraio. Una mossa rara, l'ultima risale al 1900 quando le porte furono chiuse in seguito a una simbolica protesta dopo che dei coloni ebrei avevano occupato un ospizio cristiano. [MORE]

Questa volta la chiusura della chiesa è stata annunciata congiuntamente dai responsabili religiosi greco-ortodossi, apostolici armeni e cattolici in conferenza stampa senza dichiarare quando terminerà. Una decisione presa per protestare contro la legge in discussione al parlamento israeliano sull'esproprio di terreni delle chiese assieme alla possibilità di introdurre tasse municipali che toccherebbero anche gli edifici posseduti dalle Chiese. Provvedimenti che riguardano non solo i locali strettamente destinati al culto, ma anche quelli considerati commerciali, come alberghi e sale ricevimento.

Il sindaco di Gerusalemme, Nir Barkat, ha affermato che i luoghi di preghiera, incluso il Santo Sepolcro, non saranno toccati dalla tassazione, ma che alla città spettano 650 milioni di shekel, pari a 152 milioni di euro, di tasse arretrate su proprietà della Chiesa.

Per i leader cristiani queste misure sono solo una minaccia e metterebbero a rischio la loro capacità di condurre il lavoro, che è non è solamente religioso ma prevede anche servizi sociali per i più bisognosi.

Ilaria Bertocchini

 


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