Recovery Plan: la politica catanzarese condanna la città ad un isolamento ferroviario
Politica Calabria Catanzaro

Recovery Plan: la politica catanzarese condanna la città ad un isolamento ferroviario

domenica 9 maggio, 2021

Recovery Plan: l’incapacità e l’immobilismo della politica catanzarese condanna la città ad un tragico isolamento ferroviario
CATANZARO, 9 MAG - (Riceviamo e pubblichiamo testo intefgrale) Se c’è un dato certo che emerge dalla lettura dei contenuti del Recovery Plan è che per la parte orientale della regione Calabria, soprattutto quella ricadente nella Provincia di Catanzaro, non è stato previsto alcun intervento infrastrutturale ferroviario. Gli unici due presenti, quelli dedicati all'elettrificazione ed alla velocizzazione del collegamento tra Catanzaro Lido e Lamezia Terme, risalgono alla programmazione dalla giunta Oliverio e si riferiscono alla vecchia e tortuosa linea già esistente; per chi avesse la memoria corta, si tratta di quella che il sindaco Abramo avrebbe barattato col Sindaco di Lamezia Terme, rinunciando alla tratta di collegamento veloce tra Catanzaro e l’Aeroporto.

Lo scenario che si presenta è sempre lo stesso degli ultimi decenni: uno scenario che ci racconta di una classe politica, quella catanzarese, colpevolmente distratta e "in altre faccende affaccendata", mentre quelle delle altre province calabresi riescono ad ottenere per i loro territori opere ritenute inimmaginabili: avviene, così, che tra Reggio e Cosenza riescono a fare abbandonare al Governo la soluzione di riqualificare ad Alta Velocità lo storico tracciato ferroviario litoraneo oggi esistente e, al suo posto, ottenere la costruzione, con un incremento di circa 30 chilometri di percorrenza complessiva e circa 180 chilometri di gallerie, di una nuova linea che percorrerà buona parte dei crinali appenninici con il solo scopo di servire, passando per Lauria e Tarsia, la città di Cosenza con l’Alta Velocità! In pratica viene riproposta, in chiave ferroviaria, la tristemente nota vicenda dell’Autostrada Salerno-Reggio Calabria; con gli stessi aspetti negativi dovuti ai lunghissimi tempi e agli elevati costi di realizzazione, all’onerosità di esercizio e di manutenzione, per un tracciato che si svilupperà per lunghe tratte in altitudine.

Questi ultimi sono aspetti che già da soli dovrebbero sconsigliare la realizzazione di questo assurdo progetto; ma ve ne è uno ulteriore, certamente il più grave in termini di equa distribuzione territoriale degli investimenti del PNRR - Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e cioè l’ulteriore frattura longitudinale che si creerà in Calabria e il conseguente incremento del gap economico, sociale e culturale che già esiste tra il versante tirrenico, ampiamente servito da ogni tipo di sistema trasportistico, e quello jonico abbandonato e dimenticato.

E Catanzaro, cui le passate e recenti soluzioni impediscono di raccordarsi agevolmente con l’area tirrenica, sarà destinata sempre di più all'emarginazione.

Oggi il dibattito cittadino si concentra sui progetti mancati, come il museo del mare, sbandierato ai quattro venti e miseramente franato anche di fronte al finanziamento di 53 milioni di Euro che il Recovery Plan ha destinato al Waterfront di Reggio Calabria con annessa struttura museale; come l’istituzione e insediamento della nuova Agenzia Regionale delle Dogane in quel di Gioia Tauro, e non nel capoluogo di regione come avviene in tutta Italia; come l’allocazione a Crotone della nuova Sovrintendenza Archeologia per le province di Catanzaro e Crotone, lasciando la nostra città ancora priva di tale importante Ufficio culturale; come l’ambigua operazione che favorirebbe la nascita di una nuova Facoltà di Medicina a Rende, senza che nessuno abbia strategicamente proposto l’istituzione della Facoltà di Ingegneria a Catanzaro; come lo spostamento a Lamezia Terme dell'aula bunker, lasciando inesaudite, da parte del Ministero della Giustizia, le reiterate richieste del Presidente della Corte d'Appello di Catanzaro di realizzare detta aula a Catanzaro.

Una trattazione a parte merita la Metropolitana di superficie che, negli ambienti politici locali, viene considerata come la panacea capace di risolvere tutti i mali del trasporto pubblico e, addirittura, anche di quelli extra comunali. Niente di più inesatto, perché quest’opera, quando e come verrà ultimata, non sarà altro che il restyling della vecchia e cara linea ferroviaria della Calabro Lucana che da tempo immemorabile già collega la Stazione di Via Milano con quella di Catanzaro Lido, con l’unica novità di un braccio proteso verso la Valle del Corace, a servizio della surreale Stazione ferroviaria di Germaneto. Non ci vuole molto a capire che i pochi minuti che si guadagneranno per percorrere la tratta Via Milano-Germaneto non costituiranno un incentivo verso l’utilizzazione della Metropolitana di superficie, che prevederà l’utilizzazione di ben tre mezzi di trasporto pubblico (bus urbano, treno metropolitano, treno locale), e circa un’ora e mezza di disagevole viaggio, prima di poter finalmente salire su un treno a lunga percorrenza, magari ad Alta Velocità, nella Stazione di Lamezia Terme. Dove i catanzaresi continueranno purtroppo ad andare ancora con la propria auto, impiegando una ventina di minuti.

Ecco, forse proprio in quest’ultimo argomento, è racchiuso il paradigma della nostra città, incapace di difendersi, di aprirsi verso nuovi scenari e richiusa in sé stessa, tanto da puntare sulla spesa di oltre 150 milioni di Euro per un servizio di trasporto pubblico metropolitano di ambito cittadino, anziché lottare per destinare un analogo finanziamento per entrare a far parte del sistema di trasporto ferroviario nazionale. E i danni per la comunità catanzarese sono ingenti, in termini di opportunità per il comparto produttivo, per il commercio, per i flussi turistici, per le attività socio-culturali e, probabilmente, anche in relazione alla compromissione della crescita demografica, perché nelle città irraggiungibili non entra nemmeno il futuro.

Potrà esserci un Rinascimento per Catanzaro? Crediamo di sì. Ma perché ciò avvenga ci deve essere la capacità dei cittadini di realizzare il rinnovamento della classe politica catanzarese che ha abbondantemente fallito e di dare fiducia a nuove forze e a nuovi programmi di crescita.

Per il Comitato recupero Stazione di Catanzaro Sala

Ing. Claudio Ruga


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