Ruby, il perché dell'assoluzione di Berlusconi: «Non è provato che conoscesse l'età»
Cronaca Lombardia

Ruby, il perché dell'assoluzione di Berlusconi: «Non è provato che conoscesse l'età»

giovedì 16 ottobre, 2014

MILANO, 16 OTTOBRE 2014 - Nello scorso luglio l’assoluzione con formula piena per concussione e prostituzione minorile. Quest’oggi, i giudici della Corte d’Appello di Milano, hanno depositato le relative motivazioni, oltre 300 pagine, della sentenza che vedeva imputato Silvio Berlusconi sul “caso Ruby”. «La conoscenza delle minore età» di Ruby «da parte di Silvio Berlusconi è circostanza non assistita da adeguato supporto probatorio».

Tuttavia, scrivono i giudici è accertato che l’allora presidente del Consiglio conoscesse l’età di Ruby quando la notte del 27 maggio 2010 telefonò alla Questura di Milano per richiedere il rilascio della minorenne ed il successivo affidamento alla allora consigliera regionale in Lombardia, Nicole Minetti: «La Corte – si legge nelle motivazioni – non dubita e anzi, ritiene pienamente provato che Silvio Berlusconi fosse a conoscenza della minore età di Ruby la sera del 27 maggio 2010, allorché telefonò al dottor Ostuni».

Inoltre, viene spiegato, «nel corso di quella stessa serata, quando in seguito all’accompagnamento della minore in Questura si scatenò il tam tam di telefonate tra Pasquino, Da Conceicao, Loddo e Minetti, l’imputato fu messo a parte delle reali generalità anagrafiche di Ruby e che proprio per tale ragione (o anche per tale ragione) egli si indusse a telefonare al dottor Ostuni».

Altra considerazione che ha condotto la Corte d’Appello all’assoluzione di Berlusconi è la mancanza di prove che Berlusconi abbia, dall’alto del suo ruolo istituzionale, costretto i poliziotti a rilasciare la minorenne Ruby: «Quel che non risulta provato – è possibile, infatti, leggere – è che i funzionari di polizia siano stati costretti all’accelerazione nelle procedure e all’affidamento di Ruby alla Minetti dalla minaccia di un ingiusto implicitamente ravvisabile nell’intervento di Berlusconi e non invece soltato indotto a farlo, per effetto di un meccanismo innescato dalla telefonata del presidente del Consiglio e successivamente avvitatosi a spirale, attorno alla dottoressa Lafrate, per effetto delle insistenze del dottor Ostuni».

Ma se l’allora presidente del Consiglio nell’ambito di tale processo fu in primo grado condannato c’è sicuramente ragione, poiché: «è stata acquisita prova certa dell’esercizio di attività prostituiva ad Arcore in occasione delle serate cui partecipò Karima El Mahrough. Riguardo allo svolgimento delle serate ad Arcore e alla ricostruzione indiziaria della partecipazione di Ruby alle attività anche di natura sessuale svolte nel corso delle stesse, visto il corrispettivo di denaro e altre utilità, la sentenza di primo grado è sorretta da un apparato argomentativo scrupoloso e saldamente fondato sulle prove acquisite, di cui viene fornito ampio e analitico riscontro».[MORE]

«Pienamente confermato - sempre secondo quanto scrivono i giudici di secondo grado - è il meccanismo retributivo delle ragazze partecipanti. Non vi erano elargizioni a tutte e in egual misura, ma a discrezione del padrone di casa: ciò che per altro, innescava la competizione e la rivalità tra le giovani, al fine di accaparrarsi una posizione migliore nella scala di gradimento di Berlusconi e a trarne maggior vantaggio economico».

(Immagine da tg24.sky.it)

Giovanni Maria Elia

 


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