Terza Domenica di Avvento. Che cosa dobbiamo fare?
Parola e Fede Calabria

Terza Domenica di Avvento. Che cosa dobbiamo fare?

sabato 12 dicembre, 2015

 Vangelo della Domenica
Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.[MORE]


Breve pensiero spirituale
Giovanni sta invitando alla conversione. La scorsa domenica ha usato un’espressione molto forte: “razza di vipere”. Tanti gli chiedono: “Maestro cosa dobbiamo fare”. Per convertirsi bisogna cambiare stile di vita. Se fino ad ora qualcuno ha rubato, convertirsi significa che non lo deve fare più. Se è stato disonesto deve abbracciare la via dell’onesta, della giustizia.
L’alta, anzi l’altissima moralità, è necessaria perché ognuno possa accogliere la luce del Signore che rivela la verità del nostro cuore e quella del cuore di ogni altro. Nessuno si conosce per studio, per scienza antropologica, metafisica, psicologica, teologica o altro. Ognuno può conoscersi solo perché lo Spirito Santo gli offre la verità del suo essere, gli comunica ciò che lui è dinanzi a Dio e agli uomini. Senza un’alta, anzi altissima moralità lo Spirito non può comunicare con l’uomo e questi né si conosce e né conosce.
Il Messia del Signore sta per venire in questo mondo. Non è l’uomo che lo potrà mai riconoscere. È lo Spirito Santo che dovrà scriverlo nei cuori. Lui però non potrà scrivere Cristo, se in esso Satana scrive se stesso. È quindi urgente che si tolga il peccato perché si possa ricollocare in esso lo Spirito Santo, il solo che potrà scrivere la verità di Cristo Gesù sulle sue pareti. È questo il motivo per cui tutta la predicazione di Giovanni è un invito alla conversione. La conversione necessariamente è vita morale, è osservanza della Legge. La morale suggerita da Giovanni ancora non è quella perfetta di Gesù Signore. È quella possibile per un uomo non rigenerato, non battezzato in Spirito Santo e fuoco, non creato nuovo nella sua natura.
Quella di Giovanni è una morale che tutti possono osservare. L’osservanza è necessaria perché Cristo possa essere accolto. Tutto il Vangelo non testimonia forse che quanti vivevano di una vita morale anche minima e quanti hanno deciso di convertirsi si sono accostati a Cristo Signore con desiderio di essere da Lui illuminati, sanati, guariti, confortati? A volte bastava che vi fosse nel cuore solo il desiderio della santità, la volontà del cambiamento, l’aspirazione alla verità. La Samaritana, moralmente parlando, non è ineccepibile. In lei vi è però un desiderio alto di verità, di cambiamento, di svolta. Questo desiderio viene appagato da Gesù Signore. Mentre scribi, farisei, capi dei sacerdoti, anziani del popolo, incarcerati nella loro immoralità e nel loro peccato, si sono chiusi alla conoscenza di Gesù. Nel loro cuore non puro, macchiato, nel loro spirito senza alcun desiderio né di verità e né di moralità, lo Spirito Santo nulla ha potuto scrivere. Senza la scrittura dello Spirito Santo, il cuore è nelle tenebre e nulla vede.
In Giovanni lo Spirito Santo, per divina scrittura, stampa due altissime verità: la sua e quella di Gesù Signore. Giovanni è solo un profeta, una voce, una parola che deve dire chi è Gesù. Questa è la sua verità e la sua missione. Giovanni è solo un uomo, cui il Signore ha affidato un compito unico, singolare. Lui è stato scelto per dire al suo popolo che le sue attese si erano concluse: il Messia è in mezzo a loro. Tutte le promesse del Signore in lui verranno realizzate. Nessuna rimarrà senza compimento, poiché Gesù è vero Messia del Signore, il suo Cristo.
Tra Giovanni e Gesù non vi è alcun punto in comune. Gesù viene dall’Eternità, viene da Dio, Lui stesso è Dio. Anche la missione è diversa. Lui battezza con acqua, Gesù battezzerà nello Spirito Santo e fuoco. Gesù è il giudice. Dopo che Lui avrà parlato, la sua Parola è la verità eterna di ogni uomo. Chi l’accoglie si avvia verso la vita eterna, chi la rifiuta rimarrà nelle sue tenebre. Quello di Gesù è un giudizio di verità. Chi accoglie la sua verità entrerà nella luce. Chi la rifiuta, rimarrà nelle tenebre. Luce e tenebre saranno alla fine della vita eterne.

 

Don Francesco Cristofaro

www.donfrancescocristofaro.it


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