Tim Friede, l’uomo morso da serpenti 200 volte: oggi il suo sangue è un siero antiveleno


L’incredibile storia di Tim Friede, ex meccanico del Wisconsin che si è trasformato in un “vaccino umano” contro i serpenti più letali al mondo. Dopo anni di autosperimentazione, il suo sangue diventa un siero salvavita pubblicato su Cell.
Wisconsin, USA – Duecento morsi, cinquecento iniezioni di veleno, diciotto anni di esperimenti sul proprio corpo: Tim Friede, 45 anni, ex meccanico e autodidatta della scienza, è oggi considerato un “vaccino vivente” contro i più letali serpenti del pianeta. Il suo sangue, ricchissimo di anticorpi, è stato trasformato in un siero antiveleno testato con successo in laboratorio. La sua incredibile vicenda è stata appena pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Cell, accendendo i riflettori su una speranza concreta per oltre 100.000 persone che ogni anno muoiono a causa del morso di serpenti velenosi, soprattutto nei Paesi poveri.
Un siero umano contro 16 serpenti letali
Il sangue di Friede contiene anticorpi capaci di neutralizzare il veleno di almeno 16 specie mortali: dal mamba nero al taipan dell’interno, dal cobra reale al serpente tigre. Secondo gli scienziati dell’azienda Centivax, che ha studiato il caso, il sistema immunitario di Friede si è rinforzato nel tempo fino a diventare una vera e propria arma contro le neurotossine. I test condotti sui roditori con il siero derivato dal suo plasma hanno dato risultati sorprendenti: sopravvivenza e neutralizzazione degli effetti più gravi del veleno.
“Tim è diventato il primo essere umano ad aver sviluppato una risposta immunitaria così ampia e resistente”, spiega Jacob Glanville, CEO di Centivax. “Ma è importante chiarire che nessuno lo ha mai incentivato a fare questo. La sua è stata una scelta personale, dettata da una passione quasi ossessiva per i rettili velenosi”.
Dalla passione all’autosperimentazione
Tim Friede non è uno scienziato di formazione, ma la sua storia inizia come quella di tanti adolescenti con una passione insolita. Cresciuto nel Wisconsin, fin da giovane catturava serpenti nelle campagne attorno a casa. Col tempo ha costruito un vero e proprio rettilario domestico, popolato da alcune delle specie più pericolose al mondo.
Convinto che potesse rendersi immune ai morsi, Friede ha adottato il metodo antico dei produttori di sieri antiveleno: ha iniziato a estrarre il veleno, diluirlo in modo artigianale e iniettarlo nel proprio corpo. Col tempo è passato ai morsi diretti: provocava i serpenti nel rettilario e lasciava che lo colpissero alle braccia. Un metodo folle, ma che ha cambiato per sempre la sua biologia.
Un coma e poi la svolta
Nel 2001, uno dei momenti più drammatici della sua storia: morso due volte da due cobra nel giro di un’ora, Friede è andato in coma per quattro giorni. Ma anche questa esperienza estrema non lo ha fermato. “Ne sono uscito più forte”, ha dichiarato. “Il mio sistema immunitario ha imparato a reagire”.
Con il tempo, Friede ha documentato tutto. Ha filmato decine di morsi, condividendoli su YouTube. I suoi video hanno attirato l’attenzione dei media e infine degli scienziati.
La svolta scientifica e i test su Cell
È stato proprio Jacob Glanville di Centivax a proporre a Friede di diventare parte di un esperimento più grande. Prelevando campioni di sangue, i ricercatori hanno ottenuto un siero ricco di anticorpi e lo hanno testato in laboratorio. I risultati sono stati pubblicati su Cell, una delle riviste scientifiche più autorevoli del mondo.
Il metodo con cui oggi si producono gli antiveleni in tutto il mondo prevede l’uso di cavalli o pecore, cui vengono iniettati dosi di veleno per poi estrarne il plasma immunizzato. Ma l’esperimento umano di Friede resta unico, e probabilmente irripetibile.
Una speranza per i Paesi più colpiti
Ogni anno, centinaia di migliaia di persone vengono morse da serpenti velenosi in Asia, Africa e Sud America. Le vittime si concentrano nelle aree rurali, dove spesso si cammina scalzi e dove i sieri antiveleno sono difficili da reperire o troppo costosi. Il siero sviluppato dal sangue di Friede potrebbe rivoluzionare il trattamento, offrendo una cura efficace, universale e più accessibile.
Un eroe involontario
Tim Friede non cercava la fama, né il riconoscimento scientifico. Voleva solo convivere con la sua passione, forse estrema, per i serpenti. Oggi, però, il suo corpo è diventato un laboratorio vivente, capace di aprire una strada completamente nuova per la scienza medica.
Come spiega Cell, “la sua storia non è un invito all’autosperimentazione, ma una testimonianza dell’incredibile capacità del corpo umano di adattarsi e sopravvivere”. E forse, grazie a lui, migliaia di vite potranno essere salvate.