Un passaggio chiaro sulla condanna a Gesù...
Fantasticherie del cuore Calabria

Un passaggio chiaro sulla condanna a Gesù...

domenica 25 marzo, 2018

Molti sono convinti, anche tra i credenti, che la condanna del Figlio dell’uomo sia dovuta alle false accuse utilizzate dai sacerdoti del Sinedrio, quali prove certe per poterlo incriminare. Non c’è cosa più falsa di questa valutazione, tra l’altro approssimativa e fuorviante. In alcuni casi si tratta di una posizione di comodo usata nella maggior parte dei casi solo per pigrizia mentale e d’animo, senza percepire l’essenza del volere del Padre; in altri è invece strumentalizzata da intellettuali e rappresentanti di culti diversi per far passare un messaggio di ordinaria interpretazione. Fa comodo pertanto considerare Gesù come uno dei tanti condannati dell’epoca, destinati alla croce. Non è così! È una offesa pesante alla missione divina terrena del Messia, difficile da essere condizionata dalla falsità degli uomini. Gli stessi semmai l’hanno portata inconsapevolmente al suo compimento![MORE]

Estraggo in proposito dei brani da una nota sacerdotale illuminante di quel momento storico: “Gesù non può morire per accuse false……….Tutti i falsi testimoni si trovano in disaccordo. Nessuna sentenza di morte potrà essere pronunciata sulla falsità che Gesù abbia insultato né Dio, né il tempio, né la religione, né le sue istituzioni. In Lui non c’è peccato”. Non a caso il grande sacerdote era decisamente confuso nel prendere una decisione, nonostante la spinta continua e senza scrupoli dei suoi confratelli. Non era facile giustificare dinnanzi al popolo una sentenza di crocifissione, senza prove certificate e inequivocabili. E allora perché la sua condanna passa sotto il silenzio assoluto di chi lo aveva osannato qualche giorno prima?

Escludo volutamente quella minima parte del popolo che alle sei del mattino si trovò dinnanzi al tribunale di Pilato per gridare, sotto pressione pianificata dei farisei, “Crocifiggilo”, scegliendo di fatto la libertà per Barabba pericoloso criminale dell’epoca. La condanna fa quindi il suo corso senza reazioni popolari, perché è proprio Gesù a dare a Caifa la prova che quella corte aspettava con grande trepidazione. Qualcuno potrebbe pensare che Cristo sia caduto in un solito tranello giudiziario, ignorando come Lui non potesse mentire per sottrarsi alla croce. Farlo significava alterare per sempre la salvezza dell’uomo, consegnando la storia al principe del male, tra l’altro sempre all’agguato per la distruzione dell’umanità. Quanto sia accaduto è tutto nella nota ecclesiale che segue, premettendo come la domanda che il gran sacerdote Gli rivolge è senza alcuna possibilità di essere fraintesa:

“Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?”. Traduciamo: “Sei tu il Messia, il Figlio di Dio?”. Dinanzi ad una domanda così esplicita, posta dalla più alta autorità in Israele, Gesù non può sottrarsi dal rispondere: “Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo”. Non solo Gesù afferma di essere il Messia, aggiunge anche una seconda verità: “In Lui si compie tutta la profezia di Daniele. È Lui la persona che riceverà da Dio ogni potere divino per il governo della terra e del cielo”. La bestemmia contro Dio e la Sua Scrittura era ormai evidente, non riconoscendo in Lui il Messia annunciato. Gesù muore solo perché sceglie di dire la verità. E’ questa la causa “infame”, come ritenuta dai sacerdoti del Tempio, per la quale merita la croce. Leggo:

“Ecco la vera ragione della crocifissione di Gesù: l’attestazione pubblica e ufficiale della sua verità sul fondamento delle profezie”.

Egidio Chiarella

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