XXV Domenica del Tempo Ordinario. Se uno vuole essere il primo sia l'ultimo
Parola e Fede Calabria

XXV Domenica del Tempo Ordinario. Se uno vuole essere il primo sia l'ultimo

sabato 19 settembre, 2015

 Vangelo della Domenica
Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?».
Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».[MORE]


Breve pensiero spirituale
Il Vangelo di questa domenica ci insegna una verità importante: la storia degli uomini racchiude due mondi diversi e due modi diversi di pensare: il mondo Gesù e il mondo dei discepoli, il modo di pensare di Gesù e il modo di pensare dei discepoli. In cosa si differenziano questi due mondi o due modi. Il mondo di Gesù è tutto di comunione e obbedienza al Padre suo e questo lo spinge a pensare, volere, agire secondi i desideri e la volontà del Padre suo. Infatti, Gesù è dalla volontà del Padre, ha consegnato a Lui la sua vita. Obbedisce ad ogni suo desiderio, esegue ogni comando che riceve. Cammina guidato dallo Spirito Santo, senza mai permettere che un solo suo pensiero invada il campo di Dio e come grosso macigno ostacoli il suo cammino verso Gerusalemme. La sua vita ha un solo nome: obbedienza.
Il mondo dei discepoli e ancora troppo umano, troppo personale, basato su ragionamenti terreni, di grandezza, egoismo e gloria umana e questo li spingerà a pensare sempre a “tattiche”, sotterfugi, modi di essere sempre al primo posto.
I suoi discepoli sono ancora dalla loro volontà, dai loro pensieri, che sono degli uomini e non di Dio. Poiché ognuno ha il suo pensiero, mai si potrà trovare accordo e per questo nasce la lite. Ma se osserviamo il mondo attuale, non notiamo la stessa cosa? Ogni Nazione ha i suoi pensieri. Nella Nazione ogni cittadino ha i suoi pensieri. Ogni uomo di governo il suo pensiero e così ogni altra persona. Non solo ognuno ha il suo pensiero. Vuole che esso sia di tutti.
Nasce l’inciviltà del dire, muore la civiltà dell’ascolto, della logica, sapienza, dell’intelligenza che è ricerca della verità. Osserviamo invece Gesù. Lui conosce cosa il Padre vuole da Lui e si dispone con sommo amore, somma dedizione, somma oblazione della sua vita al compimento della divina volontà. Non deve andare a Gerusalemme per conquistarla servendosi delle sue legioni angeliche. Dovrà invece recarsi nella Città Santa per essere catturato, processato, fustigato, barattato, condannato a morte per crocifissione, inchiodato sul palo, essere appeso come maledetto.
Ecco la regola che Gesù dona ai suoi discepoli, quando saranno presi dalla tentazione di essere al primo posto. Il primo posto, il suo primo posto è l’ultimo. Solo quando uno sceglie l’ultimo posto, quello è il vero suo posto. Finché uno trama, litiga, fa guerra, inganna, costui non cerca il vero primo posto. Cerca il primo posto falso, quello che è secondo gli uomini, non quello secondo Cristo. Gesù non illude i suoi discepoli ma presenta loro un nuovo mondo e un nuovo modo, quello di Dio. Il primo posto non è nel comando ma nel servizio. Non una gara per comandare ma una gara per servire amando e amare servendo.
Un’immagine per comprendere. La vita della mamma è per il bambino. Essa è la vita della sua creatura. Lo nutre con il suo corpo, lo alimenta con il suo spirito, lo cresce con la sua anima. Tutto ciò che è suo, è del suo bambino. Gesù usa l’immagine del bambino perché il bambino è colui che deve essere servito in tutto. Ecco l’inversione che fa Gesù. La mamma non genera la vita per essere servita, ma per servirla. Gesù non genera i discepoli per essere servito ma per servirli. Così i discepoli non generano figli alla fede per essere serviti, ma per servirli come Cristo, dalla croce, con il loro sangue e la loro carne, il loro spirito e la loro anima. Questo servizio potrà essere vissuto solo quando il discepolo sarà dal Padre e non da se stesso. È questa la vera conversione che oggi Gesù chiede ai suoi: siate dal Padre come io sono dal Padre. Finché sarete da voi, mai potrete essere miei discepoli. Manca la verità del discepolato: essere dalla volontà di Cristo Gesù, che è dalla volontà del Padre.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci da Cristo e non da noi. Fateci strumenti di amore vero e di servizio. Amen.

Don Francesco Cristofaro

www.donfrancescocristofaro.it

Twitter: @CristofaroFranc


Autore
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