Al Castello Visconteo di Pavia va in scena la Black Art
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Al Castello Visconteo di Pavia va in scena la Black Art

lunedì 9 novembre, 2015

PAVIA, 09 NOVEMBRE 2015 – Un interesse crescente, a livello globale, gravita intorno alla Black Art, l’arte contemporanea del Continente Africa, che va in scena nelle sale del Castello Visconteo di Pavia con l’omonima retrospettiva, a cura di Giosuè Allegrini e Sarencofino al 29 novembre 2015.[MORE]

«Il concetto di arte africana come unità omogenea esiste solo nell’immaginario extra-africano, ed è il risultato di una visione imprecisa e unificatrice delle numerose tradizioni artistiche del continente», spiega il curatore Giosuè Allegrini. Melting pot di culture e codici estetici differenti, l’arte del Continente Nero, rappresenta «la frontiera del Nuovo Millennio. Migliaia di culture, etnie e lingue, con modi di vivere concezioni del mondo, religioni, tradizioni e assetti sociali spesso completamente diversi tra loro. Numerosi piccoli cambiamenti e talvolta anche drammatici sconvolgimenti radicali hanno portato allo sviluppo di tradizioni artistiche tipicamente africane, molto diverse da quelle delle altre parti del mondo. Agli occhi degli occidentali i cambiamenti più importanti sono stati quelli dovuti all’influenza islamica ed europea. Oggi l’arte africana si muove tra un passato coloniale non ancora superato, un presente postcoloniale dalle molteplici sfaccettature e i possenti miti del mercato dell’arte; una realtà problematica, ma per certi aspetti estremamente intrigante in forza del nomadismo intellettuale ad essa correlato e da essa sospinto» (dalla Prefazione al catalogo della mostra).

«Dopo quasi sessant’anni dalla nascita dell’arte africana contemporanea – sottolinea invece Sarenco –, è ormai tempo di far conoscere alcuni artisti originali e potenti, che hanno scelto di rimanere nel proprio paese e non sono finiti nella diaspora, alla ricerca di un riconoscimento più tangibile in termini economici e quindi di successo. Questo progetto, messo in piedi dalla Fondazione Sarenco, i cui collaboratori da trent’anni cercano di sollecitare l’attenzione delle Istituzioni Artistiche e del Collezionismo verso l’arte del Continente Nero, vuole essere un punto di riferimento per il nostro Paese».

L’esposizione intende restituire il giusto valore a un’arte a lungo trascurata attraverso le opere (settanta) di trantacinque black star, in parte sconosciuti in Italia, i più rappresentativi di sedici Stati, come Cheri Samba, George Lilanga, Mikidadi Bush, Seni Camara, Esther Mahlangu, Eloi Lokossou, Dominique Ficot, Graeme Williams, Ricardo Rangel, Guy Tillim e Margaret Majo, dalla Repubblica Democratica del Congo allo Zimbabwe.
In mostra dipinti, sculture, installazioni, scatti d’autore, articolati questi ultimi nelle due sezioni dedicate al ritratto e alla foto social-documentaristica, con foto di reportage e di testimonianza sociale, in relazione alle tensioni civili e all’apartheid.

«Il percorso della mostra – ha osservato, Susanna Zatti, Dirigente del Settore Cultura e Turismo del Comune di Pavia, nonché Direttore Musei civici – offre ai visitatori la possibilità di continue ed eccitanti scoperte di forme e contenuti nuovi; il gusto di colori sfavillanti e di una grande fantasia di segni; lo stupore per un’imagerie che pare ingenua e semplice e che invece sgorga da una cultura dalle radici profonde; il recupero di tradizioni antiche per noi europei sconosciute e insospettate. Stregoni, guerrieri, totem ornati da aghi di istrice, pali funerari “aloalo” intagliati nel legno, rappresentazioni mitiche della Mater Matuta modellate nella terracotta, statue commemorative di cemento, dipinti polimaterici dedicati ai personaggi e riti delle varie religiosità animiste o alle violenze, ai disastri e alle contraddizioni sociali della contemporaneità, fotografie e fotomontaggi di guerriglieri, di pazzi, di borghesi in posa nello studio, e ancora batik, decorazioni tribali astratte e geometriche: tutto questo per raccontare vivamente la ricchezza e l’originalità della cultura africana d’oggi, dalla quale – con un’inversione di tendenza rispetto ad un secolo fa – giungono in Europa gli stimoli e gli esempi per rinnovare e dar vigore ai nostri linguaggi talora isteriliti».

Domenico Carelli

(Foto: courtesy Ufficio stampa Associazione Pavia Città Internazionale dei Saperi, in evidenza la locandina della mostra “Continente Africa”; in gallery, Cheri Samba “Nous voulons être chicq mais pas avoir des chiques”, 2006, acrilici e pigmenti su tela cm 129x193; Guy Tillim “Senza titolo”, anni ‘90, cibachrome cm 29x43; Eloi Lokossou “Senza titolo”, 2008, smalti su legno h. cm 170; Dominique Ficot “Senza titolo”, 2012, collage di tessuti intimi femminili cm 139x76cm)


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