Il vero pensiero nuovo
Fantasticherie del cuore Calabria

Il vero pensiero nuovo

mercoledì 28 febbraio, 2018

L’evoluzione del mondo non può essere fermata, né nella vita privata, tantomeno nel contesto politico, economico e sociale. La cosa più importante è capire dove affondano le radici di ciò che si presenta come elemento di discontinuità. Un pensiero nuovo che ha radici nella bontà infinita del Creatore può salvare il mondo da un tonfo istituzionale, finanziario, collettivo, capace di mettere a dura prova esistenziale una intera nazione. L’uomo ama spesso “giocare” con i suoi vecchi pensieri. Li custodisce; li mantiene luccicanti; li salvaguardia dalle diverse erosioni mentali; li rigenera. È questa una pratica maldestra che rallenta la storia e rende l’essere umano prigioniero stabile del suo passato, qualunque esso sia. È più facile infatti cingersi a festa di ciò che è stato, per mantenere equilibri personali sicuri, che aprire nuovi varchi verso prospettive inedite e imprevedibili. [MORE]

Sullo sfondo si mimetizza così una debolezza cronica che non permette una visione libera del presente, imprigionando ogni propria possibilità di rinnovamento interiore. Il danno è di riflesso posto in essere. Ne consegue una stortura pericolosa e involutiva che taglia le ali ad ogni probabile nuovo pensiero, diventando purtroppo una pratica consueta. Chi non ricorda nel VI secolo il doloroso esilio babilonese del popolo di Israele. Un editto di Ciro il Grande lo fa rientrare in patria per ricostruire il Tempio del Signore ed avviare una nuova fase di pace e benessere sociale. Siamo dinnanzi, per quei tempi, ad un governante fuori dal comune che ancora oggi andrebbe guardato con rispetto e seria considerazione. Non si fa travolgere dai suoi vecchi pensieri legati alla sete di conquista e di potere. Le terre occupate vengono lasciate progredire nella loro autonomia.

In lui vince la giustizia di Dio e contribuisce a cambiare con un nuovo pensiero una parte del pianeta, inaugurando un pensiero liberale, sociale e religioso che pone le fondamenta di un principio che in avanti rivoluzionerà il volto della convivenza civile. Se oggi ci guardiamo intorno vi è un pullulare senza precedenti di pensieri nuovi o quanto meno presentati tali. L’inganno tuttavia è diventato prassi comune, perché più volte il nuovo non è altro che una maschera per nascondere “il vecchio del vecchio". Ciò avviene di continuo nei vari sistemi; in una famiglia; in un gruppo di amici; nelle tante professioni; nelle relazioni quotidiani a qualsiasi livello; nella politica; nella economia; nel cammino di fede. Conservare è più facile che rigenerare. Dio che è il Creatore del tutto ha voluto con l’arrivo del Messia piantare sulla terra il pensiero nuovo per eccellenza.

Lo ha fatto per poter scongiurare quell’agire farisaico, ancora oggi in prima linea, che trova nell’ambiguità lo strumento indispensabile per preservare il potere della casta di turno. Un falso rinnovamento che mentre promette stabilità e tradizione si muove contro l’uomo, derubandolo, come dice Papa Francesco, dalla speranza e di ogni altra novità che pervade nel Signore il suo cuore. La parola nuova, se figlia di un artefatto pensiero nuovo, non cambia il cammino dell’uomo, né nell’immediato, né per il futuro. Nonostante ciò il pensiero nuovo che ha le sue radici nell’universalità e verità della Parola, come Cristo ci ha insegnato, rischia di essere derubricato, per dar vita a novità senza basi ontologiche, in grado di alterare la natura nella sua infinita armonia. Serve un vero pensiero nuovo, non un populismo spirituale e sociale che “travesti” ogni mutamento.




Egidio Chiarella

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