In Art - Intervista a Chiara Fumai
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In Art - Intervista a Chiara Fumai

domenica 22 febbraio, 2015

BOLZANO, 22 FEBBRAIO 2015 – Negli spazi di Museion, il museo di arte moderna e contemporanea con sede a Bolzano, la stagione 2015 si è aperta con il singolare intreccio espositivo/performativo tra la personale “L'avvenire non può che appartenere ai fantasmi” e il progetto “Der Hexenhammer” (fino al 25.05.2015), scandito in otto performance live dell’artista Chiara Fumai, che guida i visitatori attraverso il percorso dedicato a Rossella Biscotti, proponendo un surreale «gioco di sovrapposizioni e rievocazioni di frammenti dalla storia recente» con protagonista la nota giornalista e terrorista tedesca Ulrike Meinhof, alla quale presta la propria voce.[MORE]

Il titolo non è altro che la traduzione in lingua tedesca del celebre trattato medievale sulla stregoneria Malleus Maleficarum, che viene qui associato all’impegno politico di Meinhof, intellettuale arrabbiata e cofondatrice del gruppo rivoluzionario Rote Armee Fraktion (abbreviato in RAF).

* Prossimi appuntamenti, le performance del 12 e 19 marzo.

Per i lettori infoOggi abbiamo intervistato Chiara Fumai

1) Chi è per lei Ulrike Marie Meinhof?
Ulrike Meinhof è la protagonista della mia mostra presso Museion di Bolzano. È stata una famosa giornalista tedesca e poi uno dei capi della RAF. Come tutti i personaggi che utilizzo nelle mie performance, non sono stata io a scegliere lei, ma lei a scegliere me.

2) Com’è nata l’idea del progetto “Der Hexenhammer”?
Sono stata invitata da Frida Carazzato a creare un progetto site specific per la project room di Museion e dato che lo spazio sul quale lavoro è puramente immateriale, ho pensato che il giusto contesto per il mio progetto dovesse essere un’altra mostra in corso. La personale di Rossella Biscotti è risultata perfetta come ambientazione di questo intervento.
Ulrike Meinhof è un fantasma sul quale lavoro da alcuni anni e non vedevo l’ora di usarlo per infestare un museo, specialmente Museion, che appartiene a una città con una storia italiana e tedesca. Il titolo “D
er Hexenhammer”, contenente la parola “martello” e la parola “strega”, me l’ha sussurrato il Genius Loci.

3) Cosa influenza la sua arte, a cosa si ispira?
La mia arte è influenzata da ciò che conosco o che vorrei conoscere. I suoi risultati, fino a questo momento, sono stati spesso associati alla cultura queer, al punk e al surrealismo. Di conseguenza deduco che queste tre siano le matrici culturali che hanno influenzato maggiormente la mia vita e quindi anche le mie opere. Quanto al mio ruolo di artista, sono un ibrido tra una medium e una disc jockey.

4) La sua performance più bella?
Sono legata in modo molto profondo a tutte le performance che ho creato, per la loro singolarità, quindi non ho preferenze: a livello esperienziale sono tutte diverse. Sto preparando un film intitolato “The Book of Evil Spirits” che avrà la pretesa di contenerle tutte. Non penso che ci riuscirà, ma su un piano artistico mi diverte molto questa ambizione.
Un dettaglio interessante che sto notando, nel corso del mio lavoro, è che ogni performance fornisce delle chiavi di interpretazione rispetto a quella precedente. Ci sono opere, come la discografia immaginaria attribuita a mio padre (Chiara Fumai presenta Nico Fumai, 2010) che solo oggi può essere compresa completamente da chi non ha tanta confidenza con il mio medium artistico.

5) A proposito della rappresentazione storica, nel saggio The artist as Historian, Mark Godfrey cita Walter Benjamin, e annotava: «Benjamin descrive il punto in cui svanisce la storia come il momento eternamente presente. […] quando riconsideriamo eventi passati, non stiamo tanto ritornando a un altro tempo e recuperando materiale o eventi. Stiamo piuttosto rappresentando di nuovo eventi qui e ora in modo da riflettere su cosa sta accadendo qui e ora, da riflettere sul presente». Il suo punto di vista?
Le rispondo citando un passo di “Possession and Capital”, un saggio di Francesco Urbano Ragazzi uscito nel 2013: «Mangiando il singolo spirito, deglutendo il singolo individuo oramai trapassato, ella si propone di mangiare l’intero Passato, l’intera Storia così com’è stata scritta dagli uomini: eroe dopo eroe, vescovo dopo vescovo, imperatore dopo imperatore. La posseduta, la medium, la fattucchiera vuole indietro quel che ha dato alla luce. [...] Rivuole per sé tutta la storia che ha messo al mondo. Tabula rasa!».

6) Mai senza…
Mai senza un kimono e una Volontà di ferro.

 

Note biografiche, courtesy Museion – Chiara Fumai (Roma, 1978, vive e lavora a Bruxelles) personali in istituzioni come MACRO Testaccio, Roma (2011), Muratcentoventidue, Bari (2011) e Careof, Milano (2008); tra le collettive Fondazione Querini Stampalia, Venezia (2013) e dOCUMENTA (13), Kassel 2012. Nel 2013 le è stato conferito il Premio Furla, riconoscimento biennale d’eccellenza per l’arte contemporanea dedicato ai giovani talenti italiani.


Domenico Carelli

Immagini: Courtesy Museion, in evidenza ritratto - detail - di Chiara Fumai; in gallery, 01_Museion_untitled_legion_Chiara-Fumai_WEB_RES; 04_Museion_Chiara Fumai_Foto Luca Meneghel (5); Museion_Chiara Fumai_Foto Luca Meneghel (2); Museion_Chiara Fumai_Foto Luca Meneghel (3).


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