InArt - STREET ART e Iperrealismo Punk a Roma con Dan Witz
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InArt - STREET ART e Iperrealismo Punk a Roma con Dan Witz

sabato 16 novembre, 2013

ROMA, 16 NOVEMBRE 2013 – Per alcuni è il manifesto delle contestazioni giovanili, per altri il filtro mediatico con cui invitare all’attivismo, alla solidarietà, all’impegno sociale, ma la Street Art è qualcosa di più. Letteralmente – dall’inglese - “arte di strada” o “arte urbana”, rappresenta una delle più significative tendenze dell’arte contemporanea, che, da marginale, relegata ai ghetti delle metropoli o ai vagoni di un treno in transito, si è diffusa in modo capillare grazie anche alle nuove tecnologie, elevandosi a fenomeno globale apprezzato dai circuiti ufficiali. “Public and Confidential” ne è la conferma, alla Wuderkammern Art Gallery – via Gabrio Serbelloni, 124 – oggi il finissage.

A chiudersi è solo il primo capitolo del progetto internazionale della galleria romana che vedrà coinvolti street artist di fama come Rero, Agostino Iacurci, Aakash Nihalani, Jef Aerosol, nei prossimi appuntamenti della stagione inaugurata da chi è considerato il pioniere del genere nel Nuovo Mondo. Dan Witz (Chicago, 1957), con alle spalle una formazione in Belle Arti e Design, è attivo nel movimento dalla fine degli anni Settanta, periodo a cui risale “The Birds of Manhattan”, una delle prime opere in mostra nell’allestimento curato da Giuseppe Ottavianelli. Si tratta di una tela di grandi dimensioni – olio su stampa digitale – in cui uno stormo di uccelli rivela subito allo spettatore la poetica dell’autore, come i rimandi ad altri artisti quali Edward Hopper, Obey, Guillaume Bresson e la predilezione per i chiaroscuri, caratterizzanti una tecnica superlativa, con un alto grado di precisione, dal forte impatto scenico e a suo modo inquietante, che è alla base del suo successo.

«La pittura calma e ragionata di Dan Witz, pronta ad attirare in strada come in galleria l’occhio e la coscienza dello spettatore, è l’unica a dialogare apertamente con la tradizione artistica occidentale e ad incarnare al tempo stesso una nuova iconografia della violenza urbana, fino ad allora appannaggio esclusivo del fotogiornalismo.
Dan Witz proclama il suo rispetto nei confronti dell’arte del passato in anni in cui le città diventano il territorio di ricerca e di elaborazione di codici visivi apparentemente senza radici.
[…] La sua stessa tecnica iperrealista, perfezionata negli ultimi anni con l’apposizione di numerosi e sottili strati di colore su un supporto fotografico, è al tempo stesso debitrice alla pittura fiamminga del Cinque e Seicento, alla passione dei collezionisti americani di fine Ottocento per la pittura in trompe-l’oeil e alle correnti pittoriche iperrealiste della seconda metà del Novecento» (cit. dal testo critico di Christian Omodeo “Ipotesi sul futuro del classico: l’iperrealismo punk di Dan Witz”).

Seguono le serie, “Animal Mosh Pits”, in cui si elabora il tema del lato oscuro legato agli istinti primordiali repressi; “Necropolis Door”, che affronta il concetto di “porta” inteso nel doppio senso di passaggio tra il mondo esterno e quello interno e di confine tra la sfera pubblica e quella privata della Street Art, tra realtà e apparenza dunque, dando spazio alle riflessioni approfondite nella nuova serie del 2013, “Natural History”. Un leitmotiv evidenziato già dal titolo della personale che gioca sull’espressione “Private and Confidential”, ribaltandone il senso.
È poi il turno delle celebri signorine al cellulare, la serie-icona che sposta la lente su una generazione avvezza a mostrare le proprie emozioni in piazza, rivelando i bagliori artificiali della modernità.
Un’attenzione speciale merita infine la serie “Prisoner”, realizzata in collaborazione con l’Agenzia Leo Burnett di Fancoforte e Amnesty International, di cui Dan Witz sostiene le iniziative umanitarie con le sue pitture illusionistiche, riconducibili al progetto Wailing Walls, nato per la campagna di sensibilizzazione verso chi si trova in carcere ingiustamente a causa delle proprie idee politiche. Una denuncia che si libra dalle grate di una finestra o di una porta, attraverso l’atmosfera macabra di installazioni che danno voce alla libertà di pensiero.
 

 

(Immagini: Courtesy Giorgio Coen Cagli e Wunderkammern, in evidenza “Dogs Fighting-Diptych”, 2003, di Dan Witz; dello stesso autore, seguono “Pussy Riot Girl London Grate”, 2013; “Monica Two Hand White Grate”, 2012; “Necropolis Door 2 prisoners”, 2013; “Pigeon Towers”)[MORE]


Domenico Carelli

 

 


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