Incontri d'autore Ubik - Domenico Concolino presenta "Dio e i numeri incapaci" 8 Aprile ore 18
Societa' Calabria

Incontri d'autore Ubik - Domenico Concolino presenta "Dio e i numeri incapaci" 8 Aprile ore 18

martedì 7 aprile, 2015

"Un solo Dio" "non è un Dio solitario"  riflessioni a margine del “Dio e i numeri incapaci”.
CATANZARO, 07 APRILE 2015 - Fausto Soccini (o Sozzini) fu un’ eclettico eretico senese morto il 1604, oggi poco conosciuto, ma al suo tempo molto attivo con la sua predicazione e con i suoi scritti in Italia, Svizzera e soprattutto in Polonia. A lui si deve la paternità di una eresia che nasce da una convinzione matematica. Soccini, più radicale di Lutero, che non aveva rinnegato il dogma trinitario, negò la verità del Dio Trinità affermando di contro un argomento razionale matematico: l’equiparazione dell’1 al 3 era ovviamente insostenibile davanti alla ragione e perciò Dio non poteva conseguentemente affermarsi come Trinità, ma al contrario bisognava ammettere che esso sia o 1 (monoteismo) o 3 (politeismo) ma non 1 e 3 simultaneamente.  [MORE]

Soccini aveva consumato con questa affermazione la sua eresia ‘matematica’, egli non aveva compreso il senso teologico dell’incarnazione del Figlio di Dio e della sua naturale consustanzailità col Padre, di fatto non aveva afferrato il senso giovanneo dell’affermazione “Io e il Padre siamo una cosa sola” e poi “chi vede me (il Figlio) vede il Padre”.

Ora questo ragionamento, sfociato nell’eresia, aveva fatto emergere l’errato modo di usare la ragione nel momento in cui si pone davanti al Dio dei cristiani. Sozzini col suo esorbitante ragionamento matematico aveva messo in luce sub contraria specie un principio fondamentale per la vita di fede: Non è la sola ragione a stabilire la verità su Dio indipendentemente dalla storia di Gesù, ma quella verità nasce precisamente dall’adesione di una fonte esterna ad essa che la chiesa chiama rivelazione. La ragione pertanto è qui chiamata ad aprirsi a ciò che si comunica dal di fuori di essa. La verità su Dio Trinità nasce appunto come un dono per la ragione, dono di una luce che le proviene al di fuori di essa e si armonizza con una spiegazione garantita dalle parole delle sacre Scritture il cui senso però è definito non in modo autonomo ma dalla Chiesa. Così la ragione accoglie e non crea la verità di Dio.

Ma Sozzini, da buon aristotelico che aveva studiato a Padova, pensava in modo differente. Per lui la ragione era l’unica fonte, l’unica luce, l’ultimo criterio di giudizio e così, mantenendo fermo quel principio, il Dio Trinità svanì. Sozzini parlò certamente di Dio ma il suo fu un Dio pensato e non più un Dio creduto. Un Dio numericamente uno e perciò senza distinzioni al suo interno, un Dio che non è comunione in se stesso. L’eretico aveva in tal modo trasformando il Dio trinitario in un Dio solo, assoluto ed indistinto, aveva creato il Dio solitario, un Dio senza relazioni al suo interno.

Bisogna ammettere che il Dio di Sozzini, fu un Dio razionalmente purificato, e paradossalmente si avvicinerebbe al Dio che oggi moltissimi uomini credenti, atei o agnostici, si raffigurano con la loro mente. Essi alla parola Dio non aggiungono mai la parola Trinità, piuttosto confondono il significato del segno di croce, e pensano l’Assoluto in chiave solitaria. Questa idea, bisogna dirlo, non corrisponderebbe affatto al Dio dei cristiani, al Dio Padre del Nostro Signore di Gesù Cristo datore dello Spirito Santo.

Ad ogni modo il Dio di Sozzini, il Dio secondo ragione matematica, fu dichiarato eresia nel 1555 da Paolo IV.

Ma cosa significa tutto ciò?

Una prima considerazione è questa: al numero (numero naturale) quando decidiamo di applicarlo al mistero di Dio e più in generale al campo della fede, bisogna riconoscergli un limite. Tommaso d’Aquino ad esempio insegna: “I termini numerici, in quanto vengono applicati a Dio, non derivano dal numero che forma una delle specie della quantità; perché allora si attribuirebbero a Dio solo in senso metaforico, come le altre proprietà dei corpi, quali la larghezza, la lunghezza e simili; ma derivano dalla molteplicità presa come trascendentale“ (Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, I, q. 30, a. 3, cit., p. 57.). I numeri non cambiano nella loro essenza e neppure dicono il falso, ma ovviamente la realtà a cui si indirizzano è qualitativamente diversa da quella del nostro mondo. In questo campo, dove l’invisibile è parte del visibile, i numeri rivelano la loro incapacità di possesso ed esibizione.

Secondo: la traduzione numerica della realtà e soprattutto di quella realtà singolare che è la persona umana, non ci restituisce alla fine l’identica realtà che all’inizio abbiamo analizzato. Tradurre significa sempre riduzione e ciò che leggiamo su carta è sempre meno di ciò che è presente nella vita.

É questa un importante acquisizione del pensiero pensato, noi ci muoviamo sempre nella consapevolezza di una radicale incompletezza della nostra conoscenza del mondo che ci circonda. Parola, numero ed immagine, sono certamente necessari perché il mondo sia da noi conosciuto, ma al tempo stesso, parola numero ed immagine altro non sono che passi verso di esso, strade dirette alla grande realtà del tutto, che rimane sempre più grande di ogni nostra comprensione. Così noi da sempre siamo gente in cammino verso la verità del mondo.

terzo: Allora tutto è relativo? tutto è opinabile? No! tutt’altro. Da una parte bisogna ammettere che il mondo, la realtà che ci circonda pur essendo sempre più grande della nostra comprensione, tuttavia è davvero conosciuta e sperimentata da noi. Ma le grandi tradizioni di pensiero, i dati acquisiti, le scoperte che le scienze sperimentali delle leggi insite nella natura delle cose, ci danno ormai delle sufficiente certezza circa l’affidabilità delle nozioni acquisite. Dall’altra però, quando i modelli usati per spiegare il visibile, vengono applicati al mondo invisibile della fede vissuta, questi necessitano di alcune integrazioni di tipo teologico e filosofico, esse rivelano la loro incapacità di spiegarci l’esistente ma il senso di quell’esistere deriva da altre fonti di conoscenze. Parola, numero ed immagine sono non solo ritardo rispetto all’azione di Dio nel mondo, ma anche rimango per così dire ‘in superficie’ rispetto alla loro completa verità. Il Dio dei cristiani e la sua azione nel mondo sono cosa più profonda di ciò che appare immediatamente ai nostri occhi, senza considerare che questa azione è pur sempre imprevedibile per essenza. Se ci fosse un metodo per pre-vedere oggi l’agire di Dio nel mondo, quel Dio sarebbe sicuramente un prigioniero della necessità, un prodotto della ragione e non una realtà rivelata.


Infine: parola numero ed immagine, diventano di grande aiuto alla nostra visione del mondo nel momento in cui entrano in dialogo continuativo con numerosi interlocutori. É questo l’aspetto sociale della conoscenza, vero impasse del giorno d’oggi. La conoscenza con i suoi risultati di possesso del reale è sempre più riservata a singole persone che decidono come utilizzarle, e talvolta sono messi a servizio di potentati economici svincolati di fatto dall’etica razionale e dalle morale cristiana. Per i cristiani si porrebbe qui la necessità di un’ascesi del pensiero pensato inteso come personale ricerca dono a servizio del bene comune, che il cristianesimo possiede nel suo dna,. A questa visione bisognerebbe educarsi fin da piccoli, come parte essenziale del nostro vivere nel mondo.

Il libro, “Dio e i numeri incapaci, sulla relazione tra matematica e vita ecclesiale”, (Rubbettino, 2015), è un libro che suscita diversi interrogativi circa il mostro modo di guardare il mondo, ma soprattutto punta a riscoprire la bellezza di un pensiero credente animato al suo interno da una ragione allargata che produce quella ‘utilità’ (opheleia) che è servizio alla verità integrale dell’uomo e del suo cammino storico in questo nostro grande mondo.

Incontri d'autore Ubik - Domenico Concolino presenta Dio e i numeri incapaci
Mercoledì 8 Aprile ore 18 Catanzaro quartiere Lido intervengono Nicola Chiriano e Massimo Iiritano

Redazione

 


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