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La fede ad intermittenza!

Egidio Chiarella
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La fede ad intermittenza!
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04 GENNAIO 2016 - Fino al giorno dell’Epifania le luci ad intermittenza dell’albero di Natale sono sempre pronte ad affascinare, specie i bambini, con i diversi colori disseminati tra i rami ricoperti di ogni possibile addobbo o luccichio. L’intermittenza in questo caso è necessaria, anzi dona all’albero un fascino particolare, molto apprezzato anche tra i non piccini. Se parliamo invece di fede, visto il periodo in cui i cristiani festeggiamo l’evento principe che ha rivoluzionato la storia del mondo, l’intermittenza diventa lo strumento per disconoscerla. Noi siamo a volte un po' strani. Preghiamo, chiediamo al Signore una grazia, ma nello stesso tempo non facciamo nulla per rimanere costantemente nella verità della Parola. Siamo spesso depositari di una fede a sprazzi. Crediamo in un Dio, tutto amore e carità, ma ci comportiamo di solito assumendo una diversa natura.  [MORE]

È giusto perciò conformarci alla Sua essenza nel vivere il nostro rapporto sociale, altrimenti rendiamo vano ogni nostro tentativo di dialogare con il cielo. La società in cui operiamo e progettiamo la nostra vita non ci aiuta a regolare questa sostanziale disfunzione, ma ci proietta verso la consapevolezza che tutto viene dall’uomo. Di riflesso la stessa religione appartiene ad una sfera personale che nulla a che fare con la realtà in cui si manifesta la nostra storia e quella della comunità di cui facciamo parte. Un orientamento pericoloso che può sfociare in una forma sociale addomesticabile dai potenti in auge, attraverso una velata democrazia che appaga le scelte consumistiche, mentre svende quei valori interiori che necessitano a migliorare e fare grande l’Umanità. Un mondo senza una fede permanente si apre al pensiero unico e ad un nuovo materialismo che utilizza il cuore, senza farlo sintonizzare con la verità del Signore.

Noi vorremmo essere nuovi discepoli, senza però riportare nella nostra vita nulla di quanto abbia rappresentato la venuta del Messia. Eppure nessuno ci impone un decalogo e delle scadenze fisse. Il cammino di fede è personale e graduale, ma va fatto con coerenza e senza indugi, pena lo scimmiottare di una presenza nella Chiesa che non serve a nessuno, se non a far allontanare chiunque si stia ad essa avvicinando. Dobbiamo riprenderci la fede dei due cechi che chiesero a Gesù di avere pietà di loro. Essi sono il simbolo a cui dovrebbe tendere chi vuole essere un nuovo discepolo. Punto di riferimento anche per chiunque voglia dare una svolta alla propria vita, superando il limite truccato della materialità dirompente che ci circonda. Gesù guarisce i due cechi secondo la loro fede. Il miracolo avvenuto misura la forza e la verità di due cuori oranti. Si legge nel passo citato:

“Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!». Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione”. Quanti camminano con una fede matura, non quindi ad intermittenza, non avranno mai problemi nel credere che in ogni istante possa cambiare la loro vita, nonostante le sirene moderne facciano ascoltare musiche e canti di tutt’altra natura. Chi non crede nella Parola pensa di essere libero e non sa invece di aver smarrito la possibilità di andare oltre il recinto di un confine terreno, in molte circostanze manipolato e orientato dal potere economico e politico di turno.
 
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Scritto da Egidio Chiarella

Giornalista di InfoOggi

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