La settimana santa e il suo mistero
Fantasticherie del cuore Calabria

La settimana santa e il suo mistero

lunedì 10 aprile, 2017

Ci siamo, Pasqua è già alle porte. Non siamo solo dinnanzi ad una tradizione che riempie di novità e di calore sette giorni della nostra vita, ma ad un pezzo straordinario e assoluto della realtà di Cristo che, credenti o non, ha rivoluzionato l’esistenza terrena dell’umanità. Pensate solo per un attimo alla non celebrazione della sacra cena o alla non crocifissione e resurrezione del Figlio dell’Uomo! Avremmo una società di sicuro tecnicizzata come l’attuale, ma priva completamente di elementi umani capaci di trasformare la luce interiore in azioni secolari di salvezza e di redenzione per ognuno. Una palude, forse e comunque scintillante, priva però di profondità e di elevazione spirituale, se non, molto più di oggi, tentata da un concetto del divino relativo e pronto ad essere utilizzato e variato, partendo dalle esigenze empiriche del singolo.[MORE]

Il cenacolo del giovedì santo è il luogo del pane e del vino che si trasformano per l’eternità in corpo e sangue del Messia, donando al mondo la possibilità di rivivere ogni giorno, nella celebrazione eucaristica, quell’esperienza soprannaturale intimamente legata alla natura dell’uomo. Nemmeno Giuda ha potuto fermare questo evento senza precedenti e che mai nessuno potrà sostituire. L’atto immortale viene dal Padre ed è indissolubile, quanto definitivo. L’apostolo che ha tradito il Cristo non viene informato sul luogo dell’ultima cena, se non all’ultimo minuto, proprio per evitare che lo stesso potesse anticipare la sua idea criminale di far catturare il suo Maestro e Signore.

Lo farà a tempo debito, perché si compisse la volontà del Padre che, nella croce prima e nella resurrezione dopo, dovrà sigillare le direttrici solenni per la salvezza dell’uomo e la sua liberazione dal peccato. Come non soffermarsi sul mistero dell’istituzione dell’eucaristia? Come non rivivere in prima persona la sacralità di quell’ultima cena, elevandosi fino al punto più alto del cielo e diventare parte dialogante con il mistero di Dio? Eppure molti vivono ancora il rito della santa comunione come un atto consueto fine a sé stesso. Lo percepiscono senza palpiti interiori e sfuggendo all’idea di essere parte viva del cenacolo cristiano, in grado di cambiare il cuore degli uomini e di conseguenza rinnovare il mondo.

C’è gente che ha paura delle leggi divine, perché teme di mettere a soqquadro la sua coscienza. Ma la risposta può essere l’evasione completa dalla Parola? O l’approvazione di norme che permettano persino di violare il sacro che è insito nella natura umana? Vivere la dimensione Pasquale che questa settimana abbiamo di fronte, così come osservare l’insegnamento del vangelo nella propria vita, non significa fuggire dalla realtà e penalizzarsi in qualche modo. Non si chiede a nessuno di rinunciare alle sue conquiste materiali e sociali, ma di orientarle verso un modello esistenziale, slegato da una concezione edonistica e materialistica della presenza umana. Ciò che si lascia perché fuori dalla saggezza divina non è cosa persa, ma motivo per vivere meglio.

 Egidio Chiarella

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