Lettera dell'Arcivescovo Bertolone agli universitari (CZ)
Cultura e Spettacolo Calabria

Lettera dell'Arcivescovo Bertolone agli universitari (CZ)

lunedì 29 ottobre, 2012

Catanzaro 29 ottobre 2012 - arissimi giovani universitari, immagino il vostro stupore nell’imbatterVi in un Vescovo che prende carta e penna per scrivere a voi proprio come si fa coi bambini ed i giovinetti all’inizio dell’anno scolastico, elementare o medio.

Eppure, la ragione è semplice: a Voi, giovani studenti, la Chiesa guarda con interesse, affetto e rispetto. Il mondo universitario è un elemento della società di un’importanza che non è azzardato definire strategica. All’interno delle città universitarie, infatti, è presente, nasce e cresce quasi ogni mutamento sociale. Se ciò è stato di precipua rilevanza nel passato, oggi, nell’attuale momento storico, lo è anche di più. Nonostante le riforme avvenute o tentate negli ultimi anni o forse proprio a causa di esse, perché mai del tutto organiche e sovente in contrasto l’una con l’altra, l’Università italiana non vive tempi sereni.
Contrasti, crisi e, in particolare, il crollo delle ideologie “per” e la nascita di pseudo ideologie “anti” lasciano impronte profonde.

Dopo essere stati riservati ai giovani più fortunati e ricchi, gli Studia urbis si erano aperti ad una più ampia platea, segno di una significativa democratizzazione della vita sociale e culturale; ed ora ci sono i presupposti che ciò venga azzerato o, quantomeno, fortemente ridimensionato. Aggiungiamo a ciò che è mancato, qua e là, un dignitoso adeguamento delle infrastrutture, dei servizi e, in alcuni casi, anche dei metodi di insegnamento.
E così, oltre alle conseguenze di una crisi economica generalizzata e diffusa, in ambito universitario gli studenti subiscono un’ulteriore penalizzazione. Molti di voi debbono o dovrebbero lavorare per pagarsi gli studi, ma il Paese, in specie da noi, non offre possibilità adeguate.
Questa realtà chiama in causa anche la Chiesa che, nonostante questa situazione, confida in un cambiamento nel segno della speranza che mai deve venire meno per migliorare lo stato delle cose e lasciare il mondo un po’ migliore di come lo si è trovato.

E ciò contribuendo al miglioramento della qualità dell’offerta universitaria, ma anche non rinunciando, mai, alla propria gioventù, ai propri valori, alla consapevolezza di essere protagonisti del presente e padroni del futuro. Mi viene in mente una frase bella e forte di sant’Agostino: «La speranza ha due figli: lo sdegno per lo stato delle cose, il coraggio per cambiarle».
La Chiesa vuole essere vicina nella vostra volontà di cambiare la situazione in un’evoluzione migliorativa e perciò Vi esorta a tendere verso l’infinito amore di Dio. Lo scrittore francese Antoine de Saint-Exupéry, autore de Il piccolo principe, ha dato vita a pagine molto suggestive sul bene della libertà, sulla generosità, senza calcolo e preconcetti, dell’amore: «Se tu devi formare un navigatore, non devi insegnargli soltanto come si costruisce la barca, con le doghe, la pece, l’albero maestro con le mappe nautiche, ma devi cercare di instillare in lui la nostalgia[MORE]

del mare spazioso e infinito. Solo così avrai fatto un vero navigatore». Circa mezzo secolo prima il sociologo Giuseppe Toniolo scriveva al figlio Antonio: «In Dio sappi ricercare e gustare le gioie della futura famiglia, e i progressi delle tue indagini scientifiche e lo scioglimento delle questioni sociali».
Questo è l’orizzonte al quale anche la Chiesa catanzarese tende. L’auspicio è che insieme, ciascuno per quanto di sua competenza, si possa promuovere un confronto che porti all’unico risultato perseguito: l’affermazione del bene comune.

Giovanni XXIII aprì il Concilio Vaticano II esattamente 50 anni fa con la mente ed il cuore illuminati da un profondo senso di giustizia e pace tra gli uomini e con l’intento di trasmettere – nella continuità – la grande rivoluzione del Vangelo.

E visto che siamo in clima di elezioni presidenziali negli U.S.A, prima di essere assassinato John Fitzgerald Kennedy aveva conquistato il suo grande Paese con un ideale che era molto più di uno slogan: “Io ho un sogno” ispiratagli da Martin Luther King! Anche a voi dico: non smettete mai di sognare: perché il sogno è ciò che non ci lascia dormire.
Di cuore vi saluto e vi benedico: buono studio.

+ Vincenzo Bertolone, Arcivescovo Metropolita


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