Non isolarsi dietro le sbarre della propria debolezza
Fantasticherie del cuore Calabria

Non isolarsi dietro le sbarre della propria debolezza

domenica 10 dicembre, 2017

La solitudine è da sempre l’emergenza più grande della società. Da essa non bisogna fuggire costruendo occasioni innaturali o prive dei valori fondanti della verità in Cristo. I principi universali sono alla base di ogni progresso e mai hanno spinto l’umanità a cercare scorciatoie per vincere le sfide a cui si va incontro. Non mancano tuttavia i tentativi recenti a fare del relativismo etico la faccia buona di un mondo, in grado di trovare l’occasione giusta per superare ogni solitudine del mondo. Eutanasia, aborto, matrimonio breve, famiglie innaturali, violenze, guerre, corruzioni e speculazioni e tutto quello che ne consegue nella politica, nella azione sociale individuale e di comunità, diventano così il prodotto di tesi “affascinanti”. [MORE]

Ne consegue, purtroppo, che i principi e i giudizi etici sono ormai relativi alle norme stabilite dagli individui o a quelle vigenti in determinate culture, senza più riferimenti ad alcuna morale universale. L’apparenza, in un contesto così articolato, la fa da padrona, quale arma segreta utilizzata a scoraggiare ogni tentativo di riportare in vita la verità e i paradossi dell’essere umano. Si è ormai sempre più convinti, in ogni iniziativa privata e in qualunque settore della struttura comunitaria, di essere in grado di fare qualsiasi cosa e di giustificarla comunque per la felicità propria e collettiva. Oggi perciò i cuori non possono essere che separati, pur se nell’immediato tutto si presenta come armonicamente intrecciato e condiviso.

Certo se ci riferiamo solo all’aspetto virtuale della rete o alla capacità figurativa dell’uomo di legare i destini e le imprese delle persone tra di loro, dovremmo affermare che adesso è stata sconfitta ogni solitudine e che l’apparenza è sostanza essenziale per diffondere la verità. Non è così! La solitudine è povertà perché ognuno è rinchiuso nel suo carisma, imprigionato nel suo spirito, nel suo corpo, nella sua anima, dietro le sbarre della sua debolezza. Nella solitudine anche il ricco è povero, perché manca delle chiavi per entrare nel regno dei cieli. Anche il più grande ricco di questo mondo, senza l’altro, è povero, anzi poverissimo, perché la sua ricchezza non sfocia nell’eternità. È una ricchezza vana, effimera, inefficace, inconcludente, momentanea.

Scrive Mons. Costantino Di Bruno: “Il povero per il ricco è “l’elemento chimico spirituale” che trasforma la sua ricchezza in eternità, in gloria imperitura, in vita eterna. Il povero è quel seme portentoso che fa sbocciare vita eterna per il ricco. Il povero così diviene il più grande dono che il Signore concede al ricco. Bastano solo due persone unite nel nome di Gesù e cambia la vita dell’intero universo. L’acqua di questo mondo è tutta composta di due soli elementi: idrogeno e ossigeno. Messe le giuste quantità si forma l’acqua che disseta la terra. Le giuste quantità bisogna attingerle nel cuore di Cristo, guidati dalla sapienza dello Spirito Santo”. La nostra comunione spesso è solo nelle intenzioni. È fittizia, costruita, ingigantita dalle circostanze. Nella società odierna spesso i cuori rimangono divisi, separati, ognuno persegue le sue vie, percorre i suoi sentieri. È tempo di cambiare rotta e vivere in una reale concordia sociale.

Egidio Chiarella

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