Primo Maggio: concerto tra Unità d'Italia e censura
Cultura e Spettacolo Lazio

Primo Maggio: concerto tra Unità d'Italia e censura

lunedì 2 maggio, 2011

ROMA, 2 MAGGIO - Come ogni anno in occasione della Festa dei Lavoratori, si è svolto ieri il consueto concerto a Roma, che ha visto numerosi artisti alternarsi sul palco allestito in Piazza San Giovanni. L’evento, presentato quest’anno da Neri Marcorè, è stato inserito all’interno delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Sul palco, tra gli altri, Eugenio Finardi, Gino Paoli, Lucio Dalla e Francesco De Gregori in duetto, Caparezza, Ennio Morricone con l’orchestra Roma Sinfonietta, Subsonica, Daniele Silvestri, Giuliano Palma, Enzo Avitabile, Modena City Ramblers e Bandabardò.[MORE]

L’Unità d’Italia è stata il filo conduttore di tutta la manifestazione. Se non poteva mancare l’esecuzione del canto partigiano “Bella Ciao”, novità di quest’anno è stata l’esecuzione del “Va Pensiero” di Verdi interpretata sia da Gino Paoli che dall’Orchestra Roma Sinfonietta diretta dal maestro Ennio Morricone, nonché dell’Inno di Mameli, proposto in apertura del concerto nella versione rock interpretata da Eugenio Finardi e di nuovo alla fine delle esibizioni intonata in coro da tutti gli artisti che hanno partecipato all’evento.

Un evento non senza polemiche, riferite in particolar modo al divieto imposto agli artisti di parlare sul palco dei referendum (su nucleare, acqua pubblica e legittimo impedimento) che si terranno il 12 e 13 giugno. Secondo quanto riferito da alcuni di loro, prima dell’evento gli organizzatori avrebbero fatto firmare una liberatoria che, a causa della diretta Rai e quindi della cosiddetta par condicio, imponeva di astenersi da “affermazioni, dichiarazioni o comportamenti che possano influenzare il voto dell'elettore o fornire indicazioni di voto e da qualsiasi riferimento ai quesiti referendari”, pena una multa di decine di migliaia di euro.

Censura denunciata sul palco da Ascanio Celestini che, prima di cominciare il suo monologo incentrato sul ricordo della Repubblica Romana ha dichiarato “non posso dire altro sull’Italia contemporanea perché prima nei camerini ho firmato un documento che me lo vieta, e che mi vieta anche kafkianamente di leggere il documento medesimo.” Dietro il palco anche altri artisti hanno denunciato la censura imposta con la liberatoria. Erriquez della Bandabardò ha dichiarato di aver firmato pensando si trattasse dei soliti documenti che si firmano prima di andare in televisione: “Nella nostra semplicità d’animo – ha dichiarato il cantante - devo dire che non l’avevamo letto, abbiamo firmato come una qualsiasi liberatoria. Me l’ha fatto notare Ascanio Celestini ora, è allucinante. Probabilmente contravverremo a questa cosa. Che male c’è a dire che c’è un referendum?”.


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