Questa Europa!
Fantasticherie del cuore Calabria

Questa Europa!

lunedì 27 marzo, 2017

Sicuramente l’incontro del 25 marzo, tra i 27 capi di Stato dell’Unione Europea, è andato bene. Sulla carta almeno c’è unità e volontà di cambiare registro, passando da una Europa monetaria ad una Europa Politica, capace di interpretare i disagi e le prospettive dei territori che la compongono. L’uscita del popolo inglese dal vecchio continente, nel tempo, si rivelerà per il Regno Unito un errore clamoroso. In un mondo globale, nonostante i mal di pancia di Tramp a favore di un nuovo protezionismo americano, stare soli significa faticare quattro volte in più dell’ordinario per avvicinarsi ai risultati ante exit. Ma non solo! Aprire i propri confini all’economia; alla circolazione delle persone; alla contaminazione naturale, non significa esporsi ad un disastro sociale e finanziario. Impone attrezzarsi con una classe dirigente capace e illuminata a gestire il nuovo corso della Storia. Alzare muri e fili spinati, materialmente o normativamente, non risolve un bel nulla.[MORE]

Papa Francesco ricevendo i rappresentanti europei al vaticano, arrivati a Roma per i 60 anni dalla firma dei Trattati che fondarono la comunità europea, ha infatti evidenziato come “L’Europa ritrova speranza nella solidarietà, che è anche il più efficace antidoto ai moderni populismi”. Ha anche ricordato, citando san Paolo, i principi che animarono le firme del 25 marzo 1957, “la centralità dell’uomo; l’Europa come famiglia di popoli; l’armonia della comunità; la consapevolezza di essere parte di un solo corpo nel quale se un membro soffre, tutti soffrono”. Il Pontefice ha fatto capire quanto sia necessario pensare in modo europeo, non quindi attraverso una “grigia uniformità”, facendo cadere nel vuoto le spinte verso particolarismi o false indipendenze. L’appello del Papa in una cornice di solennità ed autorevolezza ha poi toccato gli aspetti economici.

“Alla politica spetta la leadership ideale, che eviti di far leva sulle emozioni per guadagnare consenso, ma piuttosto elabori, in uno spirito di solidarietà e sussidiarietà, politiche che facciano crescere tutta quanta l’Unione in uno sviluppo armonico, così che chi riesce a correre più in fretta possa tendere la mano a chi va più piano e chi fa più fatica sia teso a raggiungere chi è in testa”. “Non bisogna dimenticare”, ha altresì precisato il Santo Padre, “che l’Europa ha un patrimonio ideale e spirituale unico al mondo che merita di essere riproposto con passione e rinnovata freschezza e che è il miglior rimedio contro il vuoto di valori del nostro tempo, fertile terreno per ogni forma di estremismo». Papa Francesco si è pure soffermato sul valore degli ideali alla base della sapiente intuizione politica di riunire gli stati europei.

“Lo spirito dei fondatori” ha chiarito Francesco “è quanto mai necessario oggi, davanti alle spinte centrifughe come pure alla tentazione di ridurre gli ideali fondativi dell’Unione alle necessità produttive, economiche e finanziarie”. Ritornare a Roma sessant’anni dopo “non può essere solo un viaggio nei ricordi, quanto piuttosto il desiderio di riscoprire la memoria vivente di quell’evento per comprenderne la portata nel presente”. Bisogna mettere sempre l’uomo al centro, costi quel costi, come ha insegnato Cristo al mondo intero. Il Figlio dell’Uomo, nella regione di Gerasèni, dinnanzi alla possibilità di salvare un indemoniato, posseduto da una legione di spiriti maligni, sceglie di sacrificare una mandria di 2000 porci. Quest’ultimi invasi da una miriade di presenze immonde si schiantarono in un burrone. Un ritorno alle radici cristiane servirebbe all’Europa, per avviare un nuovo processo socio-politico-economico, non solo di numeri ma soprattutto di persone.

Egidio Chiarella

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