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MILANO, 10 AGOSTO 2012 – Nel 2011 la sanità è costata cara agli italiani. Lo confermano i dati del 46° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese: 28 miliardi di euro, pari all'1,76% del Pil, l’esborso che le famiglie hanno tirato fuori di tasca loro (out of pocket), per l’acquisto di beni e servizi sanitari. Più contenuta, in merito, la stima fatta dall'Ocse, secondo cui la spesa out of pocket italiana nel 2010 si è assestata intorno al 17,8% della spesa sanitaria complessiva, quindi al di sotto della media Ocse del 20,1%.
In particolare, per l’Ocse la spesa sanitaria sostenuta dagli italiani è molto più elevata rispetto ad altri Paesi europei: Francia (7,3%), Regno Unito (8,9%) e Germania (13,2%). A gravare sulle tasche delle famiglie italiane, in particolare, la spesa sostenuta per far fronte alla scarsità di cure domiciliari e integrazione socio-sanitaria, conseguente all'incremento dei malati gravi e cronici.[MORE]
In riferimento ai dati diffusi dal Ministero della Salute, il numero medio di ore erogate a ciascun paziente dall'assistenza domiciliare integrata nel 2008 e' stato di circa 22 ore. Numero di ore insufficiente a coprire il bisogno di assistenza per talune patologie. Ciò ha reso necessario il ricorso a soluzioni al di fuori del sistema pubblico, con costi che - in caso di malattie gravi o croniche - possono essere insostenibili.Giusto per dare una misura dei costi sociali diretti a carico delle famiglie, in base alle stime del Censis: spesa di 6.403 euro per l'ictus, di 6.884 euro per il tumore e 10.547 per l'Alzheimer.
A causa di ciò, conclude o il Censis, “ il modello assistenziale socio-sanitario sia capace di coprire solo una parte dei bisogni, lasciando scoperti proprio i soggetti che piu' ne avrebbero bisogno, soprattutto nel lungo periodo”.
(fonte: Ansa)
Rosy Merola
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