Sospeso dal servizio per aver fatto il suo dovere
Cronaca Basilicata

Sospeso dal servizio per aver fatto il suo dovere

lunedì 19 luglio, 2010

POTENZA- Quella che raccontiamo è una triste storia che ha dell’incredibile fino a sfociare nell’inverosimile!
E’ la storia di Giuseppe Di Bello, tenente della polizia provinciale di Potenza, che da 2 mesi ha perso lo stipendio ed è stato sospeso dal servizio.
La sua colpa? Aver divulgato i dati sulla contaminazione delle acque degli invasi principali della Basilicata.
Infatti dopo accurate indagini, per metà svolte anche a spese sue, il 21 gennaio scorso il tenente ha riscontrato, nei maggiori invasi, una forte presenza di agenti inquinanti biologici come: coliformi, streptococchi fecali ed escherichia coli, oltre alla presenza di sostanze chimiche tossiche come il boro e il bario.[MORE]
Mentre i primi possono essere imputabili a un mal funzionamento dei depuratori urbani, il boro e il bario derivano direttamente dalle trivellazioni per il petrolio di cui la Basilicata è ricca.
Dati allarmanti questi per la salute pubblica non solo dei lucani ma anche delle regioni limitrofe, prima fra tutte la Puglia, che si approvvigionano dell’acqua degli invasi.
Il tenente Di Bello, in base all’articolo 1 della Convenzione di Aarhus (firmata il 25 giugno 1998 e ratificata in Italia con legge 108/2001) che recita”al fine di contribuire a proteggere il diritto di ciascuno, nelle generazioni presenti e future, a vivere in un ambiente consono ad assicurare la salute e il benessere, ogni parte garantisce il diritto di accesso alle informazioni ,la partecipazione al processo decisionale e l’accesso alla giustizia in materia di ambiente”, diffuse i dati sia alla Procura di Potenza che ad organi locali, associazioni e stampa e per tutta risposta la stessa Procura e poi la Provincia hanno sospeso il tenente, privandolo dello stipendio e accusandolo di rivelazioni di segreti di ufficio.
Una triste storia soprattutto se si considera che Di Bello ha rispettato il regolamento in tutti i suoi passaggi; una storia che è stata e continua ad essere ignorata da tutti i grandi organi di stampa nonostante lo svolgimento di un’interrogazione parlamentare il 23 giugno 2010 al ministro dell’Ambiente, da parte dei deputati radicali Zamparutti, Beltrandi, Bernardini,Farina Coscioni, Mecacci e Maurizio Turco, ma senza risposta.
E oltre all’indifferenza dei Mass Media, la cosa più preoccupante è quanto affermato dalla professoressa Patrizia Albertano, ordinario di botanica all’Università Tor Vergata di Roma ed esperta di alghe, intervistata dalla “Gazzetta del Mezzogiorno”, ha dichiarato: ”le alghe crescono e si sviluppano in presenza di nutrienti inquinanti come l’azoto e il fosforo e non per il caldo, e se quell’acqua è destinata ad un uso potabile è necessario segnalare il tutto all’Istituto Superiore della Sanità. Non farlo è da criminali”.
Di Bello già nel 2007 scoprì il terribile inquinamento prodotto nei terreni dall’ex Liquichimica di Tito, alle porte di Potenza, dove all’interno di vasche fatiscenti, coperte da teli lacerati, sono state versate tonnellate di fosfogessi. Ma anche in quella occasione le sue denuncie furono inascoltate.
E in tutta questa indifferenza la battaglia del tenente Di Bello continua: difatti sul web, soprattutto su facebook, sta spopolando un gruppo nato in suo sostegno, con centinaia di iscritti (http://www.facebook.com/group.php?gid=130988810270610), e le sue denuncie hanno fatto nascere il Comitato per la tutela dell'Ambiente e della Salute Basilicata.
Una piccola vittoria, ma la strada è ancora in salita.
 


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