Lo scoglio del Giglio, la "Concordia" e il "Concorde": un monito per l'uomo contemporaneo
Editoriale Toscana

Lo scoglio del Giglio, la "Concordia" e il "Concorde": un monito per l'uomo contemporaneo

domenica 13 gennaio, 2013

ISOLA DEL GIGLIO ( GR) , 13 GENNAIO 2013 -  Lo scoglio del Giglio portato via dalla nave Costa Concordia era rimasto per un anno intero sul fianco squarciato del relitto. Questa mattina, con una cerimonia che ha ricordato le 32 vittime della tragica vicenda, è ritornato al posto che occupava da millenni, sino all’impatto fatale del 13 gennaio 2012.

Lo scoglio del Giglio, un semplice sperone di roccia, “occhieggiante” tra le acque dell’Arcipelago toscano, era riuscito - con la collaborazione di Schettino & co. - a mettere in pochi istanti a mal partito un vero e proprio prodigio della tecnologia, una sorta di monumento galleggiante eretto al cosiddetto “progresso”. 

Dodici anni prima, nell’estate del 2000, una insignificante lamella di acciaio - abbandonata sulla pista del decollo - aveva portato ad un'altra tragedia, in quel di Parigi. A farne le spese, un altro prodigio della tecnologia.[MORE] Per una beffa del caso, anche allora il nome portato dall’aereo che esplose in volo era lo stesso della nave da crociera italiana: “Concorde”, che tradotto in italiano sta appunto a significare “Concordia”. A morire furono in quell'occasione oltre cento paseggeri.L’ipertecnologico aereo supersonico “Concorde” e la gigantesca nave da crociera “Concordia”. Stesso nome, simile tragicità degli eventi, analogie nelle dinamiche. Due prodigi della tecnologia del XXI secolo hanno inopinatamente rivelato una fallacità poco prevedibile a fronte di ostacoli tutto sommato minimi.

“Hýbris” è un termine della letteratura greca che indica l’”eccesso” umano, il superamento delle leggi non codificate dell’armonia. «La mancanza di misura, maturando, produce la spiga del traviamento, e il raccolto che se ne trae è di fatto solo lacrime», scriveva Eschilo venticinque secoli fa riferendosi al suo “Prometeo”. “Hýbris” sembrerebbe il trait d’union tra i due eventi, oltre alla sconcertante coincidenza dei nomi. A Parigi come all’isola del Giglio, la mirabolante opera dell’uomo è stata posta in discussione da “briciole” di fatalità insignificanti quanto a dimensioni, rispetto ai due colossi mandati in fatale tilt.

L'uomo può di certo andare fiero del suo progresso nel corso dei secoli, questo è fuori di dubbio. Tuttavia, viene da pensare che tra le priorità da conseguire non vada messo in primo piano l'assemblare un colosso dei mari che riunisca a scopi dilettevoli l’equivalente per numero di “abitanti” di uno dei tanti paesini nostrani decimati dall’immigrazione. Non va considerato come uno degli scopi primari della tecnologia cercare di far raggiungere l’Oltreoceano a frettolosi vacanzieri di ampio raggio nello stesso tempo con cui una volta si raggiungeva il paesello confinante. 

Un tasso di “hýbris” troppo elevato, anche se non è misurabile con l’etilometro, può talvolta portare a conseguenze paragonabili a quelle di una guida in stato di ebrezza. Prestare più ascolto alla vocina della sobrietà sepolta nell’uomo contemporaneo è forse un dovere per qualsiasi mente sensata. Il progresso deve mirare a divenire  un percorso costellato da tappe gioiose. Quelle dolorose, come l'evento tragico celebrato oggi, devono essere una isolata eccezione.

Raffaele Basile

foto tratta da "La Nazione" online

 


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