Il Movimento 24 Agosto per l'Equità Territoriale denuncia il furto al Sud
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Il Movimento 24 Agosto per l'Equità Territoriale denuncia il furto al Sud

lunedì 30 marzo, 2020

NAPOLI, 30 MAR - Non è passato nemmeno un anno da quando Pino Aprile (giornalista e scrittore italiano) ha fondato il Movimento 24 Agosto per l’Equità territoriale; eppure negli ultimi due mesi, a causa di questa epidemia di Coronavirus, anche i cittadini meridionali più “scettici” e “distratti” stanno cominciando a rendersi conto di quanto siano concrete le problematiche evidenziate da questo movimento.

Analizzando i dati, salta subito all’occhio come la Sanità nelle regioni meridionali sia notevolmente penalizzata dalla redistribuzione dei fondi, in quanto vittima di un sistema che incentiva la Sanità delle regioni del Nord.

Dati più specifici sulla disparità di trattamento tra la Sanità del Sud e del Nord nel seguente articolo: Il Covid-19 accende i riflettori sulla iniqua redistribuzione dei fondi per la Sanità tra Sud e Nord.

Pino Aprile ha scritto molti libri di revisionismo storico sulla "Questione Meridionale", sottolineando come le regioni meridionali (all’epoca Regno delle due Sicilie) fossero terre ricche e prospere, prima di essere conquistate dai piemontesi e annesse al Regno d’Italia. 

Dal quel lontano 17 Marzo 1861, il Meridione è stato considerato come una colonia: le industrie furono smantellate e ricostruite al Nord; le ingenti quantità di oro delle casse borboniche e le tasse dei cittadini meridionali furono quasi interamente utilizzate per costruire il triangolo industriale Genova, Torino, Milano (la storia continuò dopo la seconda guerra mondiale con la Repubblica italiana, quando con le tasse di tutte le regioni della penisola si costruì un nuovo triangolo industriale tra Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna); la popolazione meridionale, già martoriata e decimata dall’esercito piemontese, conobbe l’immigrazione (sconosciuta fino a quel momento in queste terre).

L’intento di Pino Aprile non consiste soltanto nel riabilitare l’onore dei meridionali (tacciati ingiustamente di essere storicamente un popolo arretrato), bensì aprire gli occhi dei cittadini meridionali stessi su quanto avvenuto negli ultimi anni, in un complice e generale silenzio mediatico.

Dal 2009 ad oggi il furto al Sud è stato di fatto legalizzato, con una serie di leggi che hanno istituzionalizzato, mediante l’introduzione di vere e proprie “variabili razziste”, una iniqua Spesa Storica che non tiene conto dei reali Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP).

Cominciò tutto durante il governo Berlusconi, sotto cui fu approvata la Legge Calderoli (legge 42/2009), che teoricamente prevedeva di superare la spesa storica (cioè finanziare i comuni in base alle spese pregresse) in virtù di un sistema che prevedesse un calcolo dei fabbisogni standard e dei diritti essenziali da riconoscere per tutti i cittadini italiani (i famigerati LEP), cosa che però non avvenne. Nello stesso periodo, infatti, Giorgetti (attuale numero 2 della Lega), all’epoca a capo della commissione per il federalismo fiscale, fece segretare i dati reali che erano stati calcolati per dei LEP corretti al 100% (dati delle simulazioni che gli fornì la direttrice generale del Ministero dell'economia Fabrizia Lapecorella e che per altro non risultano neppure agli atti; ricordiamo che chiese e ottenne una seduta segreta come avviene in commissione antimafia poiché, a suo dire, “i dati sarebbero potuti essere scioccanti”).

Come se non bastasse, durante il governo Renzi, Marattin (attuale deputato di Italia Viva e all’epoca presidente della commissione tecnica sui fabbisogni standard) introdusse le Variabili Dummy Regionali (termine inglese che vuol dire pagliaccio o stupido). A stabilire questi fabbisogni è una società pubblica di nome SOSE, che però sulla base della normativa vigente non può far altro che seguire i criteri della spesa storica (per cui in alcune regioni del Sud, come Calabria e Campania, si arriva a percepire la metà o meno di quanto riceve l’Emilia-Romagna, o comunque troppo meno della media nazionale).

Sebbene la legge preveda di istituire un fondo di solidarietà che avrebbe dovuto coprire integralmente la differenza tra la capacità fiscale di ogni comune e il suo fabbisogno, purtroppo ad oggi il meccanismo si applica solo per il 22,5%; il Governo Conte ha deciso nel 2019 di applicare questo fondo al 100%, ma con tempi troppo lunghi, ovvero entro il 2029.

I giornalisti di Report, in collaborazione con la Fondazione Openpolis, hanno ricostruito i dati e sono impressionanti. Pare che dal 2009 a oggi, ogni anno al Sud Italia, in proporzione a parità di popolazione, arrivino 61 miliardi di euro in meno. Secondo il rapporto Eurispes 2020, dal 2000 al 2017, al Sud sono stati destinati circa 840 miliardi di euro in meno.

Eppure ad alcune regioni del Nord non basta. Ad oggi infatti, la principale battaglia del Movimento 24 Agosto consiste nello scongiurare la concretizzazione del disegno di legge Boccia. Ad oggi è infatti previsto che, se le regioni non troveranno un accordo sui LEP entro Novembre 2020, si andrà avanti con le autonomie regionali (basandosi di fatto sui criteri della spesa storica, con in più Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna che chiedono di trattenere quasi tutto il proprio residuo fiscale). Come denunciato da Pino Aprile in parlamento, ovviamente le regioni avvantaggiate da questo sistema non avranno alcun interesse ad approvare dei LEP corretti, per cui è fondamentale che i cittadini meridionali prendano coscienza della situazione, che nonostante sia già tragica potrebbe peggiorare ulteriormente, e pretendano dai propri rappresentanti regionali e nazionali che questa ennesima ingiustizia ai propri danni sia scongiurata.

In conclusione, L’Italia sembra divisa in due paesi (ad oggi vige una legge con due pesi e due misure), mentre il Movimento 24 Agosto lotta per l’Equità territoriale.


Eduardo Fazzari


Autore
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