Intervista a Raffaele Gaetano tra estetica e letteratura
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Intervista a Raffaele Gaetano tra estetica e letteratura

lunedì 31 dicembre, 2018

Il sublime nello sguardo dei viaggiatori in Calabria. Intervista a Raffaele Gaetano tra estetica e letteratura

Opera di sorprendente erudizione, ricca miniera di riferimenti letterari e di immagini, Sull’orlo dell’invisibile di Raffaele Gaetano (Laruffa Editore) svela al lettore moderno quell’universo variamente vivace che fu la Calabria ai tempi del Grand Tour.

Lo fa per la prima volta attraverso la lente del sublime, una delle categorie estetiche più in voga tra ’700 e ’900, capace, oltre le mode e le apparenze, di incidere profondamente nella coscienza europea. Una lettura coraggiosa, sin qui lasciata solo tra parentesi dagli studiosi, che del rapporto Viaggio-Sublime hanno rifiutato i contenuti ancora troppo vaghi. Raffaele Gaetano lo mette invece a fuoco in pagine emozionanti, conservandone la tipica frammentarietà, riproducendone l’atmosfera e i contorni, riesumandone i ricordi con lo strumento formidabile della scrittura, che anche in questo suo libro è come una pellicola sensibilissima. Non a caso Fulco Pratesi ha scritto: «Non credo esista per altre regioni un’opera così accurata e completa»

Abbiamo posto al prof. Gaetano alcune domande sul suo ultimo libro. Ecco cosa ci ha risposto. 

Professore che significato ha avuto viaggiare in Calabria?

Viaggiare è da sempre uno dei fenomeni più singolari della moderna cultura europea, in cui si combinano effimero e duraturo, fatuità e gusto d’osservazione, curiosità e spirito d’avventura. Dal ’700 la Calabria ne diviene uno degli approdi lungo le rive del Mediterraneo. Ma se Lazio, Campania, Sicilia seducono per le vestigia di un passato glorioso che i viaggiatori visitano come complemento dello del tratto personale, nella terra di Campanella si viene per scorci mozzafiato, plaghe incolte e selvagge, un’umanità ora affettuosa ora neghittosa e losca, che presto diventano lo stigma di un’arcana suggestione.

Ma perché scegliere proprio la Calabria?

La ragione è semplice. Persino il nome Calabria, così musicale e vibrante, evocava un mondo magico in cui perdersi e ritrovarsi: penetrando nel fitto di una foresta, scoprendo slarghi inaspettati, zigzagando nei vicoli senza nome dei paesi, entrando e uscendo dalle mille porte delle case, ripartendo per sempre nuovi viaggi perigliosi ma esaltanti.

Cosa sospingeva i viaggiatori a venire in Calabria?

Il desiderio di penetrare a fondo un universo che molto prima di treni, aerei e navigazione su internet, si girava a piedi o a cavallo, percorrendo l’antica consolare Annia Popilia fatta costruire dai Romani, scegliendo accuratamente le stagioni per evitare gli eccessi del caldo e del freddo.

Roma 31 dicembre 2018 - Alfredo Menghini


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