Iraq, Obama non serve l'ok al Congresso per azioni militari Usa
Estero Molise

Iraq, Obama non serve l'ok al Congresso per azioni militari Usa

giovedì 19 giugno, 2014

WASHINGTON, 19 GIUGNO 2014 - Non servirà il consenso del Congresso per le azioni militari in Iraq. E’ il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ad affermarlo. Lo ha riferito il senatore repubblicano Mitch McConnell, secondo quanto riporta la Bbc, al termine di un incontro con il presidente che si è tenuto ieri sera alla Casa Bianca insieme ad altri leader del Congresso. "Vi farò sapere che succede – ha dichiarato Obama - ma non mi serve un nuovo nullaosta del Congresso per agire".  [MORE]

Il supporto Usa all’Iraq
La Casa Bianca si è limitata a spiegare, in un breve comunicato, che il presidente Usa ha parlato degli sforzi degli Stati Uniti per "rafforzare la capacità delle forze di sicurezza irachene per affrontare le minacce" degli estremisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (ISIS), "incluse opzioni per un rafforzamento dell'assistenza alla sicurezza". In sostanza, gli Stati Uniti confermano la disponibilità ad incrementare il loro supporto all’Iraq per fronteggiare l’avanzata degli estremisti islamici. Inoltre, secondo la Cnn, la leader della minoranza alla Camera, Nancy Pelosi, ha concordato con il resoconto di McConnell, aggiungendo di ritenere che l'ok del Congresso del 2001 e del 2003 per azioni militari in Iraq sia ancora valido.

L’avanzata degli estremisti
Nelle ultime settimane l'Iraq è nel caos. I miliziani dell’Isis, infatti, hanno conquistato una delle maggiori raffinerie dell'Iraq, Baiji, a 200 chilometri dalla capitale. La raffineria di Baiji costituisce poco più di un quarto dell’intera capacità di raffinazione del paese. Essa fornisce principalmente benzina e combustibile per le centrali elettriche. Dopo la sua chiusura, resta solo il carburante necessario per soddisfare i bisogni interni per un mese. Gli estremisti islamisti hanno già preso Mosul a Nord, e poi Tikrit, città natale di Saddam Hussein, conquista dall'alto valore simbolico. Ora puntano verso la capitale Baghdad dove ventiquattr'ore fa il Dipartimento di Stato americano ha evacuato lo staff dell'ambasciata, mentre alcune delle principali compagnie petrolifere occidentali hanno dato l'ordine di evacuare a gran parte del proprio personale in Iraq.
Intanto, scrive il Wall Street Journal, a Baghdad si respira un clima di paura e di attesa. Sembra che la capitale si prepari alla guerra: le strade, di solito intasate dal traffico, sono vuote e i negozianti lamentano un crollo degli affari. Per molti sembra esser tornati al 2003, poco prima dell’invasione angloamericana.

Alessandro Filippelli

Fonte immgine Blogs Reuters


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