La correlazione tra Parola e Fede
Parola e Fede Calabria

La correlazione tra Parola e Fede

sabato 31 dicembre, 2011

Oggi risponde alle domande di Beatrice da Cuneo ( inviata tramite mail ) e Riccardo da Foggia, sul rapporto tra Parola e Fede, il sacerdote don Domenico Concolino.

Nella verità cristiana Parola di Dio e fede sono termini correlativi, nel senso che la fede è fede nel Dio della parola prima ancora che nel Dio del nostro cuore. La parola è la Sua e non la nostra, spesso, infatti, Dio vuole ciò che il nostro cuore “neppure pensa”.[MORE]

In un passo della lettera di San Paolo ai romani, troviamo ben espresso questo legame. Dice Paolo:

<< Poiché non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l'invocano. Infatti: “Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato”. Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene! Ma non tutti hanno obbedito al vangelo. Lo dice Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione? La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo.>> (Rm 10,12-17)

Come si può vedere San Paolo scrive che la nostra fede dipende – cioè proviene - dalla predicazione della parola di Cristo. Potremmo dire che il nostro cammino verso Gesù è vero se incontra lungo la sua strada il Vangelo. 

Così al primo posto mettiamo la sua parola, la sua volontà e non i nostri pensieri. Gesù stesso infatti ci esorta ad andare verso di Lui attraverso il Vangelo quando dice: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo» (Mc 1,14). Bisogna perciò credere al Vangelo: ecco il legame tra noi e Dio.

Ora se osserviamo i grandi cambiamenti che si sono avvicendati nella storia della Chiesa possiamo notare che essi sono sorti e alimentati quasi sempre da un rinnovato amore per il Vangelo. L’esperienza di Francesco d’Assisi, Domenico di Guzmàn, Ignazio di Loyola, solo per citare alcuni, partono tutte da una rilettura della parola del Vangelo, da un ascolto carico di luce e forza dello Spirito Santo. Nella loro storia appare chiaro che più si rimane ancorati nella vita secondo il Vangelo e più la nostra vita cambia come pure quella di coloro che ci stanno intorno. Per questi santi stare “nel Vangelo” ha significato cambiare se stessi e il mondo. Tuttavia da questo punto di vista sorge una duplice difficoltà per chiunque voglia avvicinarsi a Dio. 

Da una parte, bisogna superare continuamente i propri pensieri (nella parola di Dio troviamo il termine ‘conversione’ cioè cambiare strada, direzione di vita), per questo è necessario accogliere “tutto” ciò che Gesù ha posto nel suo Vangelo, e non solo una parte di esso.

Dall’altra è necessario che qualcuno annunci con amore il Vangelo e così facendo apra i cuori a Dio. Questo perché senza Parola donata non c’è vera fede, ma credenza religiosa e senza parola ricevuta non c’è vita nuova in noi, ma solo inganno di noi stessi.

In sintesi, Parola e Fede sono due termini che descrivono la struttura del credere cristiano, l’apertura del cuore alla volontà di Dio, la strada perché questa apertura sia vera, la sostanza del cambiamento perché, di parola vissuta in parola vissuta, la vita di ogni uomo cambi e trovi finalmente la vera gioia.


Rev. Domenico Concolino
Cappellano Università Magna Graecia - Catanzaro

Si ricorda che ognuno può porre i propri dubbi, i propri interrogativi scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica [email protected]


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