Psycho-beat per narrare l'imperfezione dei rapporti umani: intervista ad Herbert Stencil
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Psycho-beat per narrare l'imperfezione dei rapporti umani: intervista ad Herbert Stencil

giovedì 30 aprile, 2015

VITERBO, 30 APRILE 2015 – Dopo un primo EP, per Herbert Stencil è la volta del suo primo appuntamento con un full-lenght! Molteplici sfumature di rock, liriche irriverenti, temi pungenti, massima fruibilità nonostante approci stilistici variegati: I gelati alla moda è un continuo cambio di temperamento e ciò lo rende difficile da etichettare in un filone musicale ben definito. Cantautore psycho-beat è come si definisce Herbert Stencil che, qui di seguito, ci racconta un po' della sua carriera.
Buona lettura!

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Da cosa ha origine il tuo progetto e perché Herbert Stencil?
Tanto tempo fa mi è capitato in mano un libro bellissimo nel quale l'autore, Thomas Pynchon, raccontava le mirabili ed irripetibili storie di un avventuriero inglese di nome Herbert Stencil. Costui era proprio un tipetto particolare, si cacciava spesso nei guai e ricercava perennemente la fantomatica "V.". Questa "V." in realtà non si è mai palesata all'interno del libro, quasi ad autocandidarsi come utopia delle utopie. Per quel che riguarda il mio progetto di cantautore, la risposta è molto semplice: se non scrivo non sto bene. E così circa 20 anni fa, essendo riuscito a rubare di soppiatto una vecchia chitarra sgangherata da un mio vecchio vicino di casa, ho iniziato a scrivere...

Sia il tuo primo EP che Gelati alla moda sono stati realizzati insieme ai Debosciati, cosa vi lega artisticamente?
Questo è un giochetto con cui prendo bonariamente in giro tutti i gentlemen e le fanciulle che muoiono di curiosità: in realtà il mio primo EP l'ho registrato in una mattina con un amico che suonava la batteria (mentre io maltrattavo una chitarra acustica). Ho pensato che io e lui fossimo dei veri debosciati, ma eravamo solo noi 2. Poi egli è fuggito in Portogallo per motivi a me ignoti, eppur tuttavia io, che volevo realizzare un disco vero, quasi per caso mi sono ritrovato a parlarne con un musicista che a sua volta me ne ha presentato un altro e così via. Così sono nati questi poveri debosciati. I nuovi debosciati appunto, dato che i vecchi tecnicamente non sono mai esistiti!

Di cosa parli in Gelati alla moda? Perché hai scelto una tecnica espressiva irriverente?
I gelati alla moda è la ricerca dell'età dell'oro, la malinconia per le gioie provate tanto tempo fa il cui sapore è ormai dimenticato, ma anche un occhio nascosto nella penombra che, svogliato, osserva l'imperfezione dei rapporti umani (soprattutto quelli tra uomo e donna). La tecnica espressiva è, secondo me, nuda traduzione verbale dei miei movimenti emotivi. Quindi, in realtà, non è nemmeno una scelta. Magari il prossimo disco avrà una forma pacata ed allineata ai Massimi Sistemi. Magari no, eh!

Nel disco è evidente una influenza musicale variegata derivata da molti ascolti. Come sei riuscito a far convivere questa moltitudine di anime?
È vero, le influenze sono tante, ed in effetti quando ascolto musica lo faccio seguendo l'istinto del momento. Posso ascoltare nello stesso pomeriggio rock, musica classica e rap perché mi sento diverso in tre momenti diversi. Anche la composizione quindi (oddio, composizione sembra una cosa seria!) risente dei miei desideri e del mio essere in un certo momento.

Come sono le tue perfomance dal vivo e come reagisce il pubblico alla tua musica?
Solitamente durante i live ci divertiamo molto, io e il pubblico. A volte loro mi tirano addosso bicchieri di plastica vuoti ed io reagisco sputando, ma tutto ha una dimensione assolutamente giocosa. Insomma, uno scambio di idee tra persone civili! Scherzi a parte, sento fortemente il bisogno che si crei un binario ben definito tra me e la gente, mi piace che le persone mi guardino e ascoltino. Che poi io piaccia loro o meno, questo fa parte del gioco, ma se nemmeno mi ascoltano e si girano per appoggiarsi al bancone del bar e bere, allora mi incazzo come un animale!

Cosa ci prometti per il tuo prossimo album?
Il prossimo album (che sto già scrivendo, tra l'altro, perché ho paura di annoiarmi!!!) sarà caratterizzato da un grande sfoggio di suoni elettronici e alcune piccole sorprese (affermazione decisamente vaga!). Sintetizzatori e cose del genere, insomma!

Consigli tre album, che per te sono importanti, ai lettori di GrooveOn?
I primi 3 che mi vengono in mente senza strizzarla troppo? Brothers (The black keys), Fantasma (Baustelle), Animals (Pink Floyd). Distanti, eh???

 

 

Federico Laratta

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